Panzeri, Comi e i soldi gettati nella spazzatura. Ma va là

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Se qualcuno trovasse un cospicuo gruzzolo di euro in una borsa, 60, 70 mila euro, così a occhio, che cosa ne farebbe? L’ex eurodeputato Antonio Panzeri, principale imputato dell’inchiesta Qatargate, non ha avuto dubbi: li ha scovati in una borsa che, secondo il suo racconto, sarebbe appartenuta alla saronnese Lara Comi, tornata di recente in Europa grazie alle dimissioni dal parlamento di Bruxelles di Silvio Berlusconi, e li ha gettati nella spazzatura. Provare per credere. Ma non c’è prova di quanto reso da Panzeri agli inquirenti che si occupano del clamoroso scandalo, né riusciamo a credere che qualcuno possa disfarsi in quel modo di tanto denaro. Benchè quesi soldi, se mai fossero accertati, finirebbero per scottare, e mica poco.

In verità, una storia del genere aveva visto protagonista una trentina d’anni fa tale Chiesa Mario, passato alle cronache col nomignolo firmato Bettino Craxi di “mairuolo”, allorché il pm Antonio Di Pietro fece irruzione nel suo ufficio del Pio Albergo Trivulzio di Milano alla ricerca di una mazzetta, una manciata di milioni di vecchie lire che Chiesa cercò di nascondere gettandole nel cesso. Ma era tutta un’altra circostanza e un’altra storia, che diede la stura a Tangentopoli. Qui, nella sporca faccenda euroscandalistica, si parla di un fiume di denaro che gli emiri avrebbero versato a esponenti politici per orientare in senso positivo la considerazione istituzionale verso il loro discusso Paese, poco incline a salvaguardare i diritti collettivi e dei singoli. Se n’è scritto e parlato in lungo e in largo. A noi preme soffermarci sull’immaginaria scena di un signore che sostiene di avere “ripulito” la borsa della sua collega per evitare o evitarle conseguenze giudiziarie, che cosa altrimenti?

Qualcuno potrebbe ritenere che si viaggi nella fantascienza: 1) Panzeri parla di 60, 70 mila euro ma afferma pure di non averli contati: così abile nel maneggiare contanti che gli basta un’occhiata per sapere quanti sono? 2) Supposto che la borsa fosse davvero della signorina Comi, inguiata in quel momento nell’inchiesta italiana di Mensa dei poveri, perché Panzeri si è preso la libertà di buttare al macero soldi che non erano suoi? A quale titolo? 3) Ma chi è mai quel fenomeno che getta nella spazzatura una simile somma di denaro, suo o non suo che fosse, per motivi che a noi comuni mortali sembrano inveritieri, cioè una balla? Usiamo la forma dubitativa perché non conosciamo le carte dell’inchiesta, né possiamo permetterci di arrivare a conclusioni che potrebbero essere smentite dai fatti. Per ora, tutto “sembra”.

L’avvocato di Lara Comi ha già dichiarato l’estraneità della sua assistita a quanto riferito da Panzeri. Se ci sarà un processo toccherà ai giudici emettere sentenze. Lasciateci però la possibilità di approcciarci alla specifica situazione con incredulità: insomma, non riusciamo a pensare che ciò – i soldi nella spazzatura – possa essere accaduto. E se fosse accaduto saremmo nel campo dell’inverosimile. Benché inverosimile dovrebbe essere il Qatargate nel suo complesso, compresa la disonestà di chi vi ha preso parte. Attenzione: come giusto che sia, nessuno è però colpevole fino a prova contraria. Anche se certe ammissioni, da qualunque prospettiva si giudichino, finiscano per anticipare una virtuale condanna. Per sospetta inattendibilità e presunta presa per i fondelli, per dirla con un eufemismo.

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