Parole di traverso: Piero Chiara e il Sacro Monte nei racconti di Bianchessi

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VARESE – «Un errore nella comunicazione, vero o presunto, può creare problemi seri. Come nel vertice ad Hanoi in cui Trump e Kim Jong-un si lasciarono con il broncio: ne fu incolpata l’interprete, poi sparita misteriosamente». La vicenda è narrata in “Parole di traverso”, raccolta di racconti di Federico Bianchessi Taccioli pubblicata da Macchione Editore, che ha come filo conduttore gli incontri e scontri tra lingue diverse: il giornalista del quotidiano “La Prealpina” presenterà il libro giovedì 11 novembre alle 18 alla biblioteca comunale di Varese.

“Tradurre è tradire”

«Si tratta di sedici storie, scritte in anni e periodi diversi, incentrate su tutti quei casi in cui le parole si mettono di traverso tra le persone», ha spiegato Bianchessi, già firma de “Il Giornale”, “La Voce” e “L’Indipendente”, riguardo al libro, primo classificato al premio internazionale “Salvatore Quasimodo” e premio della critica a Milano International 2020. «Tradurre, si dice, è tradire: come succede per un poeta che scrive in un’altra lingua o nel racconto più recente, “L’interprete e il proiettile”. Il più vecchio è invece “Le Muse”, che risale al 1998 e ha anche vinto un premio letterario. Parla dei migranti che lavorano come pescatori in Sicilia: le differenze linguistiche tra loro vengono utilizzate per tenerli divisi e schiavizzarli».

Il cane di Trimalcione e la “Fuga in Egitto”

Tra Hollywood, Emily Dickinson, James Joyce, Giacomo Leopardi e Eugenio Montale, appaiono anche ambientazioni e personaggi varesini: «Piero Chiara, traducendo il “Satyricon” di Petronio, ha cambiato il nome del cane di Trimalcione: il suo nome Scilace, che richiamava un astronomo dell’antica Grecia, è stato tramutato in Pallino. C’è anche il racconto, immaginario ma verosimile, sui due siciliani Renato Guttuso e Salvatore Furia che discutono a tavola con monsignor Pasquale Macchi, arciprete del Sacro Monte, sull’affresco raffigurante la “Fuga in Egitto”. In quest’epoca che vede il dibattito sul politically correct ormai portato all’esasperazione, le parole continuano ad avere un peso decisivo nella vita delle persone».

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