Condannato per pedofilia il prete dell’Oltresempione: abusò di un 15enne

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LEGNANO – Condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione per don Mauro Galli, l’ex responsabile della pastorale giovanile dell’Oltresempione. Il prete era accusato di pedofilia per aver abusato sessualmente di un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva soli 15 anni. L’episodio oggetto di contestazione risale al mese di dicembre del 2011.

La sentenza

La quinta sezione penale del tribunale di Milano lo ha condannato inoltre al divieto di avere contatti con minorenni oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. La richiesta di condanna da parte della Pubblica Accusa milanese, rappresentata in aula dal Pm Lucia Minutella, era stata ancora più alta. Il Pm, infatti, aveva chiesto 10 anni e 8 mesi di reclusione. Al di fuori del processo ordinario, la famiglia della vittima che non si era costituita parte civile aveva ricevuto un risarcimento di circa 100.000 euro.

La posizione dell’Arcidiocesi

In una nota l’arcidiocesi ha espresso “vicinanza al ragazzo coinvolto, alla sua famiglia e a tutti coloro che hanno ingiustamente sofferto e resta in attesa dell’esito del processo canonico a carico di don Mauro Galli, affidato alla responsabilità del Tribunale Ecclesiastico”. Secondo la ricostruzione del tribunale, il quindicenne, che ora di anni ne ha 22, era stato invitato dal prete a dormire con lui in parrocchia. Ai familiari era stato raccontato che c’erano anche altri coetanei, ma in realtà nessuno dei giovani presenti rimase poi a dormire in parrocchia.

Il racconto della vittima

Secondo la versione che il ragazzino aveva fornito anche ai carabinieri nella denuncia, il prete pensando che la vittima stesse dormendo gli abbassò i pantaloni. Il giorno dopo i genitori furono chiamati dalla scuola poiché il ragazzino si trovava in stato di choc. Raccontò tutto alla famiglia e poi ai carabinieri. Il prete ha sempre negato il quadro accusatorio confermando solo di aver dormito con il ragazzino, ma di non averlo mai toccato. Il tribunale, però, non gli ha creduto, ritenendo credibile, invece, la versione della vittima.

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