Documentario Pro Patria, orgoglio e appartenenza al San Giovanni Bosco

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BUSTO ARSIZIO – «Onorate la maglia». Ad assolvere all’imperativo è stato il Teatro San Giovanni Bosco che nella serata di ieri, martedì 2 aprile, non solo ha ospitato il pubblico accorso per assistere a “28/2/19”, documentario sulla Pro Patria, ma anche le premiazioni di “Le vetrine biancoblu”, concorso che ha visto i commercianti di Busto Arsizio decorare i propri negozi con i caratteristici colori della squadra. Orgoglio e appartenenza sono stati protagonisti nell’appuntamento del Busto Arsizio Film Festival che, insieme all’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, ha celebrato in un documentario cent’anni di calcio bustocco.

Più di centoventi vetrine

In occasione delle premiazioni per “Le vetrine biancoblu” Nicolò Ramella, addetto stampa della Pro Patria e presentatore della serata, ha invitato a salire sul palco Rudy Collini, presidente di Ascom che ha ringraziato le oltre centoventi attività che hanno partecipato: «Quando la città chiama il commercio tradizionale risponde “presenti”». La giuria, formata dal sindaco Emanuele Antonelli, dagli assessori Paola Magugliani, Manuela Maffioli e Gigi Farioli, da Emanuele Gambertoglio per Ascom e Bruno Ceccuzzi per il Distretto del commercio, e da Patrizia Testa, presidente della Pro Patria ha consegnato i riconoscimenti ai vari esercizi classificati: a conquistare il primo posto è stato “La Fata Confetto” di Barbara Ulteniari.

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Un’opera fatta col cuore

Pur dichiarandosi di fede giallorossa, Claudio De Pasqualis ha voluto sottolinearlo: «Quest’opera è stata realizzata con il cuore». “28/2/19”, che racchiude i cento anni della Pro Patria, ne ha mostrato le origini, con i primi palloni realizzati in fogge artigianali e il forte legame con l’industria cotoniera cittadina. I commerci facilitarono infatti il contatto con gli inglesi, grazie ai quali il calcio stava cominciando a diffondersi in Italia. Fu incluso tra le discipline della polisportiva le cui attività venivano descritte nella rivista “Pro Patria et Libertate” e i cui ginnasti, sulle maglie, già da tempo esibivano strisce biancoblu. Sono poi arrivate le prime strutture sportive, per l’epoca molto all’avanguardia, per gli allenamenti e le partite della squadra di Busto. A ripercorrere la storia sono stati soprattutto Giorgio Giacomelli, storico della formazione sportiva, e il giornalista Silvio Peron, a cui si sono aggiunte le testimonianze di Alberto Armiraglio, Giuseppe Taglioretti, Carlo Regalia, Riccardo Colombo, Ivan Javorĉić, Patrizia Testa e Sandro Turotti, alternate ai filmati d’epoca dell’Istituto Luce ed estratti dalle teche Rai. Tra potenziali fusioni con Legnano o Gallarate, eventi tristi come l’improvvisa scomparsa di Andrea Cecotti o gioiosi come la conquista dello scudetto di serie D, sono apparse sullo schermo le figure dei giocatori che hanno fatto la storia della Pro Patria, come Attilio Marcora, Lelio Antoniotti, László Kubala, Ettore Mannucci, e Luciano Re Cecconi. Quando sulle notte dell’inno “Che cos’è” di Massimo Tornese si è concluso il fimato, è stato un lunghissimo applauso a salutare i titoli di coda.

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