Processo Cazzaniga, oggi la sentenza. «Non sono un feroce assassino»

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SARONNO – E’ attesa per oggi pomeriggio, lunedì 27 gennaio, la sentenza contro Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso di Saronno, accusato di 15 omicidi volontari.

Il messaggio di Cazzaniga

Questa mattina, prima del dispositivo, Leonardo Cazzaniga, ha letto un messaggio nel quale ha ringraziato diverse persone che gli sono state vicino, a partire dai propri avvocati, ribadendo la propria innocenza rispetto agli omicidi volontari contestatigli: «Questa breve dichiarazione – ha detto Cazzaniga – verrà sicuramente intesa come subdolo tentativo di “captatio benevolentiae” il cui fine dovrebbe essere di cingere di malia le menti di coloro i quali, seduti sullo scranno del giudicare, sono a me di fronte. Nulla posso dire o fare per cancellare tale impressione. Dico solo che questo è il mio autentico, doloroso sentire. La sentenza so poter essere la più dura: la catastrofe. Detto ciò spero mi venga concesso il diritto di parola fino in fondo, pur nella acuta consapevolezza di essere imputato per 15 omicidi volontari, quindi un “demonio”, un monstrum, un killer spietato, un feroce, gelido assassino».

Gli avvocati

Cazzaniga ha ringraziato i propri avvocati, Andrea Pezzangora e Enio Buffoli del Foro di Brescia, per il sostegno avuto: «Ringrazio i miei due angeli custodi, i miei arcangeli guerrieri, per aver intrapreso un percorso titanico, per ave elaborato un’immensa quantità di dati con straordinaria arguzia, intelligenza, certosina pazienza. Hanno creduto in me autenticamente, nella verità del mio agito. Hanno creduto nell’essere umano che agiva o credeva di agire nel giusto, nel vero. Hanno saputo raggiungere un sincero convincimento. Mi scuso con le loro famiglie per averli sottratti lungamente al primo compito della loro vita: essere sposi e padri amorevoli. Oggi senza di loro non sarei qui. Ringrazio la Corte per avermi permesso di giunger a casa dai miei genitori proprio in un frangente delicato. Ringrazio anche la pubblica accusa e gli agenti di polizia penitenziaria di Busto che in quasi tre anni di carcere hanno saputo e voluto sostenermi, farmi sentire un essere umano e non un feroce assassino. Il grazie è volto ai miei animali passati e presenti in forza del loro sommo potere curativo».

L’immondo fango

Cazzaniga ha poi concluso la lettera con una riflessione sulla sua esistenza. «Da quel fatale, fatidico 29 novembre del 2016 – ha concluso il medico – alla mia vita v’è sempre stata compagna la mia morte. Il suo pensiero, la sua accudente presenza hanno rappresentato e ancora rappresentano il faro, l’orizzonte verso cui gettare lo sguardo. Superfluo è dire quanto sia stato indicibile il mio dolore. Ho navigato avvolto in nebbie oscure, impenetrabili. Chiedo solo che sulla mia memoria non si depositi l’immondo fango, il liquame. Il mio vivere, in toto, non è stato improntato al somministrare, indurre la morte, bensì il tentativo umanamente imperfetto di curare. Quando non ho più potuto far risplendere la vita mi sono attestato nel compito gravoso di intraprendere un cammino di vicinanza al morire, nel tentativo di rendere dignitosa la morte».

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