Provincia, e adesso chi comanda?

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Non è un successo pieno quello di Emanuele Antonelli eletto presidente della Provincia. Alla conta dei voti ponderati gliene mancano almeno una quindicina tra i grandi elettori di centrodestra, quelli delle quattro città maggiori e, quindi, con più peso numerico, e parecchi delle altre due fasce in cui erano divisi sindaci e consiglieri comunali ammessi alle urne. Constatazione che nulla toglie alla sua proclamazione formale a capo di Villa Recalcati, ma che fa riflettere rispetto alla reale compattezza del centrodestra, oggi schieramento dominante nel Varesotto.

La nostra constatazione interesserà forse i soli addetti ai lavori, che dovranno in qualche modo sostenere, oltre che elettoralmente, il loro candidato nell’operatività amministrativa per i prossimi due anni. Ma non sarà uno scherzo. Il sindaco di Busto Arsizio, senza tessere di partito in tasca, è un pragmatico, alle chiacchiere preferisce il fare. Ma il fare si scontra con la politica e le sue insidie, al netto dagli intoppi burocratici ed economici.

Il quadro di riferimento in cui Antonelli si troverà ad agire in Provincia non si presenta tra i più rasserenanti. Nella squadra dei dieci consiglieri che lo affiancheranno sono preponderanti i leghisti, ben cinque. Ma non tutti paiono disposti alla massima collaborazione, a cominciare dalla bustocca Paola Reguzzoni che, per quanto si è sinora visto, guarda al “suo” sindaco con intenti a volte bellicosi. Una su cinque, si dirà. Però anche una poco adusa alle mezze misure. Lega che in forza del risultato cercherà di imporre la linea, mettendo in minoranza gli alleati del Polo civico delle libertà, dentro cui Forza Italia “elegge” soltanto due esponenti e lascia a casa colonne granitiche come il gallaratese Aldo Simeoni e il luinese Giuseppe Taldone. Se parlassimo di sconfitta per i berlusconiani sentiremmo le nostre, come si suol dire. Ma il fatto che gli altri tre eletti del Polo appartengano singolarmente a Noi con l’Italia, a Fratelli d’Italia e ai civici puri, induce a considerare i forzisti varesini al limite della soglia di guardia.

Certo, i civici. A questa componente hanno tutti fatto la corte, a destra come a sinistra. Marco Magrini, lo stratega del gruppo, si è fatto eleggere sulla spinta dello stesso Antonelli, che lo ha politicamente adottato. Il sindaco di Cassano Valcuvia è protagonista di una vicenda particolare che potremmo così riassumere: per salvare le proprie chiappe ha abbandonato Esperienza civica, nel mandato appena concluso schierata col centrosinistra; ma per paradosso, rientrando a Villa Recalcati con un’ampia dote di consensi arrivati dai piccoli Comuni, l’ha salvata dall’estinzione.

Detto questo rimane da capire chi comanderà davvero in Provincia, fatto salvo che l’ente arranca per la mancanza di risorse, per l’inadeguatezza numerica degli organici, per le funzioni che gli furono tolte e poi ridate, per la mole dei problemi da affrontare e risolvere. E preso atto che la collaborazione nel centrodestra rischia di incrinarsi per via delle alleanze romane: se è vero che ai pentastellati le province non interessano è altrettanto vero che ciò che succede nella capitale non può passare come l’acqua sul marmo in periferia. Il sanguigno Antonelli dovrà imparare, e in fretta, l’arte della mediazione.

Situazione che potrebbe fare la felicità del Partito democratico e dei suoi alleati, se non fosse che, nonostante il risultato delle urne sia negativo ma non pessimo, ha già i propri guai interni da smazzarsi. La qualcosa lo obbligherà per il momento a stare alla finestra, senza voce in capitolo a Villa Recalcati. Per sperare infine nelle divisioni degli altri, se mai ci saranno.

 

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