Liuc: presentato il libro su come ripensare alle opportunità educative

Liuc scuola-impresa

CASTELLANZA – “I giovani sono fiaccole da accendere, non vasi da riempire”. È una delle frasi, in apparenza a effetto ma in realtà centrale, emersa alla presentazione del nuovo libro della Liuc “Scuola-università-impresa: ripensare le opportunità educative”.

Al piano terra di villa Jucker, Michele Puglisi il direttore del Cared (il centro Liuc che coordina la collaborazione tra Università e scuola), Luciano Traquandi docente di psicosociologia aziendale della Liuc accanto al rettore Federico Visconti e a Lorella Carimali, insegnante di matematica e fisica al Vittorio Veneto di Milano e finalista al Global teacher Prize 2018 hanno ripensato alle opportunità educative tra scuola, università e impresa. Tre parole chiave, focus della serata “mai prima d’ora così strettamente legate, che condividono problematiche, contraddizioni e prospettive complesse e stimolanti”. Tre parole chiave al centro del libro, scritto da Puglisi-Traquandi con prefazione e postfazione di Carimali-Visconti.

Ridefinire il match tra aziende e scuola

Scopo del testo, ripensare alla formazione e ridefinire il match tra le richieste delle aziende e i profili in uscita dei laureati che spesso faticano a spiccare il volo. «Noi crediamo in questa filiera lunga di continuità dei percorsi educativi – ha spiegato Puglisi – Il principio che dà uniformità al testo è appunto il dialogo costante tra scuola superiore, università e impresa. Altri punti focali: la centralità dei processi educativi, il fulcro che sono i giovani “fiaccole da accendere, non vasi da riempire”. Inoltre la scuola e l’università non hanno più il monopolio delle informazioni e per questo devono tornare a essere punti di riferimento per i giovani e contribuire alla formazione della propria identità».

Sulle tre parole chiave si è concentrato anche l’intervento di Traquandi: «Scuola, università e impresa rappresentano un complesso problematico, spesso in conflitto. I tre mondi non devono fondersi. Ci troviamo dinanzi a cambiamenti radicali: ebbene mettiamo sul tavolo gli scenari, cerchiamo di comprendere la progettualità, verso quale mondo ci stiamo indirizzando. Un pericolo importante, la tecnologia».

Le quattro “C”

Sui rischi della tecnologia ha parlato anche Carimali: «Introdurre la tecnologia senza aver dietro un processo pedagogico è un azzardo. Quindi occorre ripensare al processo educativo secondo le quattro “C”: pensiero critico, collaborazione, comunicazione e creatività. L’insegnante può essere sostituito da robot? Se l’insegnante trasmettesse solo conoscenze, sicuramente sì. Occorre rivedere il ruolo del docente». Si è parlato anche di formazione e addestramento, disponibilità educativa e di motivazione. «Nella scuola è importante spostare il baricentro dall’ottemperanza valutativa e di controllo verso la motivazione», ha concluso Puglisi.
In sala anche altri collaboratori del libro: la dirigente del classico “Crespi” Cristina Boracchi che nel testo ha illustrato il passaggio dai saperi alle competenze, dell’Ite “Tosi” Nadia Cattaneo che ha approfondito la modalità didattica innovativa “Debate” e dell’Itcg “Maggiolini” Daniela Lazzati che si è occupata dell’alternanza scuola-lavoro.

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