“Role Play”, fotografie video e performance alla Fondazione Prada

bruno fondazione prada

MILANO – Una selezione di fotografie, video e performance di 11 artisti internazionali che esplora i processi di ricerca, proiezione e creazione di possibili identità alternative, in bilico tra sé autentici, idealizzati e universali. Mettendo in discussione le metafore di genere, gli stereotipi, il senso del luogo e le prospettive future. E’ questo il contenuto e il senso – hanno spiegato gli organizzatori – di ‘Role Play’, gioco di ruolo, una mostra curata da Melissa Harris, aperta fino al 27 giugno all’Osservatorio di Milano della Fondazione Prada. Come noto l’Osservatorio è uno spazio espositivo dedicato ai linguaggi visivi, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano ed è un luogo di esplorazione e indagine delle tendenze e delle espressioni della fotografia contemporanea, della costante evoluzione del medium e delle sue connessioni con altre discipline e realtà creative.

E non è quindi un caso che la rassegna ponga interrogativi sulla nozione di individualità e su gioco di ruolo, creazione di alter ego e proliferazione di sé intese come possibili strategie per comprendere l’essenza di ogni individuo e la sua immagine esterna. Temi dichiaratamente complessi, addirittura talvolta astrusi, che però fanno parte della storia e dell’evoluzione degli artisti contemporanei.

“Dall’inizio del XX secolo, i progetti che prevedono il gioco di ruolo hanno approfondito il concetto di identità, permettendo agli artisti di sfidare le norme di comportamento legate al genere, a viaggiare nel tempo e a immaginare il loro sé in una miriade di modi diversi, riflettendo sulla loro stessa essenza, anche quando questa è in evoluzione – spiega a proposito la curatrice Melissa Harris -. Un alter ego, un personaggio o un avatar possono rappresentare delle aspirazioni. Possono appartenere alla propria storia personale e culturale o richiamare un senso di alterità. Possono essere una forma di attivismo, o un mezzo per muoversi attraverso posizioni radicate, persino estreme, verso l’empatia, per mettersi letteralmente nei panni di un altro”.

La fotografia, fin dalla sua invenzione, è uno dei linguaggi visivi più adatti per indagare l’altro. Attraverso diversi generi, dal ritratto, all’autoritratto e al reportage, e approcci alternativi, dalla narrazione alla ricerca concettuale, la fotografia – spiegano ancora gli ideatori della mostra – è il mezzo ideale per l’autoriflessione, data la sua natura oggettiva e la derivata percezione di autenticità. L’evoluzione della fotografia, la sua trasformazione nei linguaggi filmici, la vasta diffusione di comunità online e piattaforme virtuali, i futuri sviluppi del Metaverso (termine coniato da Neal Stephenson in Snow Crash, libro di fantascienza cyberpunk, descritto come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar) e il conseguente emergere di avatar digitali hanno intensificato l’urgenza di esplorare se stessi e gli altri attraverso il ‘role-playing’, rafforzando la nostra ossessione per le identità alternative. ‘Role Play’ include opere degli artisti Meriem Bennani, Juno Calypso, Cao Fei, Mary Reid and Patrick Kelley, Beatrice Marchi, Darius Mikšys, Narcissister, Haruka Sakaguchi & Griselda San Martin, Tomoko Sawada, Bogosi Sekhukhuni e Amalia Ulman in un’installazione luminosa concepita dall’agenzia creativa Random Studio per i due piani espositivi di Osservatorio.

Fra le proposte il video di Meriem Bennani , Guided Tour of a Spill, è definito dall’artista come “un documentario speculativo ambientato nel futuro in cui gli attori del cast (per la maggior parte appartenenti alla stessa famiglia) mettono in scena se stessi, immaginandosi in un tempo futuro su un’isola chiamata CAPS”. Questo lavoro combina video amatoriali provenienti da canali online marocchini e mediorientali, filmati della raccolta Getty e altri materiali dell’archivio audiovisivo dell’artista. O Mary Reid Kelley e Patrick Kelley che evocano con il loro video The Rape of Europa (2021) due mondi paralleli: uno mitologico (quello del personaggio Europa, rappresentato da Tiziano nel 1562 e ispirato alle Metamorfosi di Ovidio) e uno storico, affrontando nel contempo la questione della sottomissione e dello sfruttamento femminile. O ancora per citare un’artista italiana Beatrice Marchi presenta il suo nuovo progetto Immaturity, maturity and Christmas (2021- 22), composto da un video e una performance incentrati su uno dei suoi alter ego, Katie. Gli ambigui personaggi inventati e interpretati dall’artista affrontano questioni esistenziali e sociali, sfidando ironicamente le tradizioni e gli stereotipi di genere. Insomma opere e lavori coinvolgenti che possono portare a riflessioni profonde o comunque a esplorare messaggi visivi alternativi.

bruno fondazione prada

Angela Bruno

bruno fondazione prada – MALPENSA24