Rossi di Cardano in finale agli Awards in Usa per il lavoro alla Nasa

cardano al campo nasa federico rossi

CARDANO AL CAMPO – «Ogni tanto ripenso a quando leggevo delle missioni della NASA nei libri di università o negli articoli scientifici e ora, anche dopo tre anni e mezzo, non mi sembra vero di essere qui». E’ un sogno che diventa realtà quello di Federico Rossi, che, originario di Cardano al Campo, da 10 anni vive negli Stati Uniti e da tre lavora come tecnico della robotica al Jet Propulsion Laboratory della NASA. Tra i tanti motivi di orgoglio ieri, venerdì 12 novembre, se ne è aggiunto un altro: Rossi si è classificato tra i 3 finalisti del Young Investigator Awards 2021  Symposium, un concorso per ricercatori italiani negli Usa indetto dall’Italian Scientists and Scholars in North America Foundation.

Italiani che brillano negli USA

«Anche solo essere arrivato in finale e potermi confrontare con i miei colleghi, specialisti di alto livello che ammiro e rispetto, è un vero onore». A Rossi non interessa vincere il concorso, «tant’é che sinceramente non so nemmeno quale premio ci sia in palio», ma semplicemente poter presentare i risultati della sua ricerca davanti al professor Marcello Romano, della Naval Postgraduate School, insieme agli altri due finalisti: Francesco Monticone e Bartolomeo Stellato. Ingegneri che coltivano diversi interessi, ma che hanno in comune le origini italiane e la carriera statunitense.

L’uomo che “sussurrava” ai robot

«Il mio intervento consiste nel presentare i risultati di un progetto da cui sto lavorando da tempo sull’autonomia per sistemi di squadre di robot», spiega il cardanese cercando di adattare le nozioni ingegneristiche al linguaggio di tutti i giorni. «Insomma io cerco di insegnare a più robot come lavorare insieme». Un tema che può sembrare complesso, e lo è senza dubbio, ma le cui applicazioni si vedono, o si vedranno nella vita di tutti i giorni. Dai veicoli autonomi nelle nostre città, fino alla Nasa, «dove mi occupo di questo tema per le attività di esplorazione spaziale alle quali lavoro dall’aprile del 2018».

Un sogno che diventa realtà

Data in cui è iniziata una delle più grandi avventure nella vita di Federico Rossi. «Sono entrato a far parte del Jpl quasi 3 anni e mezzo fa come post doc e ora faccio parte dello staff e devo dire che sono ancora al settimo cielo: è davvero un sogno divenuto realtà. Spesso mi trovo a pensare che proprio qui alla Nasa sono state fatte molte delle più importanti scoperte sul nostro sistema solare, e non solo, quindi è un onore far parte della squadra». Ecco perché per Rossi la vittoria del premio, che verrà annunciata il prossimo 9 dicembre, non è l’obiettivo di questa esperienza. «Il vero senso del Franco Strazzabosco Award nel campo dell’ingegneria è quello di connettere studiosi, perché ricordiamoci che la scienza progredisce solo grazie alla collaborazione».

Insomma, un sogno che diventa realtà per il giovane cardanese, che nonostante gli anni passati in California, non dimentica le proprie radici. «Ogni volta che torno in Italia e atterro a Malpensa, mi emoziono a vedere le zone in cui sono cresciuto, il Ticino: mi manca il mio paese». Ecco perché Rossi non si sente di consigliare a chi segue un’ambizione simile alla sua di trasferirsi necessariamente negli Stati Uniti. «Il sistema italiano ed europeo è sicuramente più democratico e accessibile rispetto a quello americano, ma penso che la California sia il posto giusto per occuparsi di robotica. La marcia in più che le università statunitensi hanno è la capacità di attirare persone da tutto il mondo e infatti nel nostro team ci sono specialisti da moltissimi paesi diversi. E’ questo che fa la differenza nella ricerca», conclude Rossi, che non esclude la possibilità di tornare in Italia un giorno. «Certo che io vivo con mia moglie, anche lei italiana, quindi dobbiamo pensare per due».

Federico Rossi, un cardanese alla Nasa

cardano al campo nasa federico rossi – MALPENSA24