Lotta allo spaccio, blitz dei carabinieri nei boschi di Sangiano: tre nordafricani arrestati

SANGIANO – Dormono nei boschi, in bivacchi formati da teloni per proteggersi dalla pioggia e muniti di fornellini da campo. Oltre al minimo indispensabile per la sopravvivenza all’aperto per giorni, in condizioni estreme a causa del freddo invernale e delle precipitazioni. Passa anche da qui, la lotta ai piccoli nuclei di spaccio nei boschi di Sangiano. Ed è qui che hanno agito domenica (15 gennaio) i carabinieri della compagnia di Luino. I militari del nucleo operativo e radiomobile sono intervenuti nel primo mattino, dopo aver constatato l’insediamento di un gruppo di spaccio in via Montenero. Arrestati tre nordafricani.

La rete di spaccio

Con sé hanno diversi telefoni e molti powerbank per una lunga autonomia, così da poter gestire la rete dello spaccio di stupefacenti tra una miriade di contatti: un whatsapp, una chiamata lunga un cenno e si ingaggiano i clienti per i brevissimi istanti di uno scambio in precisi punti a bordo strada, tra le curve di provinciali e statali che attraversano le aree boschive della Valcuvia, della Valganna e della Valmarchirolo.

Domanda e offerta

Una molteplicità di brevissimi momenti, e in un giorno migliaia e migliaia di euro entrano nel circuito del narcotraffico ad alimentare un mercato fiorente dove la domanda è, purtroppo, sempre alta e l’offerta non si ferma nemmeno davanti alla dura vita vissuta nei boschi in pieno inverno. È il fenomeno dello spaccio nei boschi, una piaga per il territorio che crea allarme sociale, importa fenomeni delinquenziali correlati e incute paura tra tutti i fruitori della montagna.

Il blitz

Anche in questa fredda domenica di metà gennaio, però, non si è fermata l’attività dei carabinieri della compagnia di Luino, costantemente impegnati nell’opera di monitoraggio e di contrasto allo spaccio. Ed è così che i militari del nucleo operativo e radiomobile sono intervenuti dopo aver constatato, nei giorni precedenti l’intervento, l’insediamento di un gruppo dedito allo spaccio nella località “Picuz”. E averne monitorato per due giorni, durante l’ennesimo servizio di osservazione, il via-vai della clientela che raggiungeva i vari punti di spaccio a margine delle strade. I militari, aiutati nella fase esecutiva dai colleghi delle stazioni di Cuvio e Laveno Mombello, hanno quindi individuato la piccola cellula locale, formata da tre nord africani, colti nel sonno per sfruttare l’elemento sorpresa e facilitarne le operazioni di arresto. I militari sono infatti rimasti per diverso tempo fermi e mimetizzati nel bosco vicino l’area interessata allo spaccio, per studiarne l’avvicinamento migliore e cogliere di sorpresa il trio.

La fuga, l’arresto, il “bottino”

Gli extracomunitari, prima di essere bloccati e nel tentativo di darsi alla fuga, hanno opposto una ferma resistenza ai militari intervenuti, prima di essere definitivamente bloccati ed arrestati. I tre nord africani sono stati trovati in possesso di quasi cinquanta grammi di sostanze stupefacenti tra cocaina, eroina e hashish, circa 1.300 euro provento dell’attività di spaccio, 4 telefoni cellulari, due bilancini di precisione, nonché materiale per il confezionamento della sostanza stupefacente. La maggior parte del denaro è stata rinvenuta accuratamente confezionata con pellicola trasparente.

Le segalazioni

Ancora una volta determinanti sono state le segnalazioni e le informazioni giunte nei giorni precedenti dai cittadini e, in particolare, dall’amministrazione locale, elementi con cui è stato possibile tracciare il nuovo posizionamento logistico dello spaccio che, periodicamente, muta con caratteri di nomadismo tra aree boschive per evitare l’individuazione da parte delle forze di polizia.

Le modalità di spaccio e gli strumenti

Oltre alle note modalità di spaccio operato, celando piccole quantità di droga sotto le radici degli alberi, piuttosto che sotto qualche roccia o sasso, viene ancora una volta rilevata una vera e propria organizzazione logistica diffusa sul territorio boschivo, con la presenza di bivacchi quali piccoli centri di smistamento dello stupefacente, comprensivi di tutto l’occorrente per una sopravvivenza spartana, ma efficace, all’aperto per svariati giorni. Nei siti sono stati infatti anche rinvenuti sacchi a pelo, coperte, power bank, torce, guanti e strumenti da lavoro e da campeggio, torce elettriche, fornelli, cibi in scatola.

In manette

I fermati, cittadini marocchini irregolarmente presenti sul territorio nazionale, sono stati accompagnati negli uffici del Comando di Luino per le operazioni di foto-segnalamento e la successiva traduzione nel carcere dei Miogni di Varese. Gli arresti sono stati convalidati dal G.I.P. del Tribunale di Varese che ne ha altresì disposto la custodia cautelare in carcere ma la cui definitiva responsabilità dovrà essere ovviamente accertata nel corso del giudizio.

Il bilancio 2022

Pur con tutte le difficoltà ad operare in area boschiva in termini di individuazione, osservazione e repressione del fenomeno, corso del solo 2022 i carabinieri della compagnia di Luino, aiutati dai militari delle stazioni interessate al fenomeno in analisi, nel corso di numerose, analoghe operazioni, hanno tratto in arresto oltre trenta persone, quasi tutti clandestini di origine magrebina, spesso provenienti dalle montagne della catena dell’Atlante marocchino, e hanno sequestrato più di un chilo e mezzo di sostanze stupefacenti di vario genere e circa 15mila euro.

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