Se nasce il Partito di Draghi senza Draghi

draghi partito elezioni

di Massimo Lodi

Non so a voi. A me capita da tre giorni d’incontrare gente inquieta/furiosa. Gente dalle opposte simpatie politiche, terrorizzata di dover pagare sulla sua pelle l’omicidio della legislatura, contraria all’accoltellamento di Draghi, perché “il banchiere che ha un cuore” significava garanzia, certezze, scudo. Avrebbe potuto far meglio? Come no. Avrebbe fatto peggio qualunque leader di partito al suo posto, in mezzo a pandemia, guerra, inflazione? Certo che sì. 

draghi partito elezioni
Massimo Lodi

La percezione è di arrabbiata meraviglia e sprezzo fumantino. Attentare al Paese in questo momento, in questo modo, con questo metodo è irresponsabile, stolido, vile, protervo. E dunque la storia in arrivo, le elezioni del 25 settembre, va ancora e per intero scritta. I sondaggi prima del siluro al premier davano facile vincitore il centrodestra unito. Ma: 1) dietro la facciata, il centrodestra – reduce dalla Caporetto alle amministrative – sembra tutto tranne che unito. Lo si vedrà nell’incrocio di lame per comporre le liste dei candidati e conquistare la leadership; 2) gli umori popolari cambiano in fretta. Dal troneggiare sugli altari sino ad oggi, si può rovinare nella polvere domani; 3) l’esito della chiamata alle urne s’annuncia perciò imprevedibile. I ribaltoni d’aspettativa del passato insegnano a diffidare d’un presente pieno di sicumera. Inoltre: un conto è vincere, un conto governare, se non hai il 50,1 per cento e devi associarti a occasionali/imbarazzanti partner.

Non solo. I due mesi di qui al voto chiariranno il gigantesco danno procurato agl’italiani. E l’insipienza degl’ipocriti sabotatori. E quanto si rischi a fidarsene, qualora s’insediassero – fra inadeguatezze di classe dirigente e obliquità putiniane – nei palazzi del potere. E di conseguenza come sia ovvio valutare soluzioni alternative. In sintesi: Salvini, Berlusconi e Meloni (l’unica coerente: le va riconosciuto) non hanno la vittoria in tasca. E del fallimentare Conte ne ha piene le tasche perfino il Pd, con tanti saluti all’apertura del “campo largo”. Dopo la transizione da grillini a grilletti, si è chiuso anche il più angusto dei sentieri.

Comincia dunque una partita da giocare sino in fondo. C’è una coalizione strafavorita, c’è un’alleanza-outsider da costruire. La seconda può insidiare la prima se un blocco centrista unirà i vari Renzi, Calenda, Di Maio, Bonino, Toti, i fuorusciti da Forza Italia eccetera al fine di stringere un patto con Letta. E se l’insieme di costoro più un “rassemblement” opinionistico di forze civiche (sindaci, universo economico, mondo sociale, cattolicesimo riformatore e quant’altro) si presenterà ai cittadini come il Partito di Draghi senza Draghi. Magari, perché no?, covando l’idea, nel caso d’un successo ora impronosticabile, di proporre al premier uscente – congedatosi con uno stile da applausi – il ritorno a Chigi. Evento non così immaginifico: di cardinali entrati nel conclave popolare convinti d’uscirne Papi e poi bocciati, è piena la storia delle elezioni parlamentari repubblicane. Dovrebbe saperlo, tra Salvini Berlusconi Meloni, chi si considera il predestinato/la predestinata. La superbia è un peccato così imperdonabile che talvolta scuote addirittura gl’indolenti, qual è la straricca milionata dei pervicaci astensionisti. Occhio a loro. 

draghi partito elezioni – MALPENSA24