Silenzio dei cattolici e ovazione a Draghi

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di Massimo Lodi

L’orizzonte del 26 settembre disegnato dai sondaggi è il seguente: il centrodestra vince, ma forse senza conquistare la maggioranza parlamentare per sostenere un governo. In tal caso, deve venire a patti con altri. Quali e in che misura, dipenderà dal verdetto popolare. Tutto può succedere: la mescola delle attuali alleanze e l’archiviazione delle circensi promesse. Ergo: si va verso il pratico. Poche cose da fare subito, tramite massima condivisione e personalità competenti, nel solco d’un “continuum” con l’esecutivo Draghi.

È questa riflessione a tenere in disparte nella campagna elettorale le gerarchie cattoliche. Il Papa per primo invita a prudenza, discrezione, silenzio la lunga fila dei sottoposti. Zuppi, il nuovo capo dei vescovi, s’adegua, pur essendo un progressista cui stanno care le parole del predecessore Bassetti: siamo solidali ed europei. Ma apparirebbero, se evocate ora, un ammiccamento a sinistra. Meglio evitare. Le tonache danzano talmente sul filo dell’equilibrio che neppure lo slogan “Credo” di Salvini muove alla critica di sistema. Pur essendo evidente a quale platea sia rivolto il messaggio, la Chiesa ne ignora l’intento subliminale/accattivante. In fondo “credo” è un termine declinabile in tanti modi, non per forza liturgici. Perciò, indifferenza.

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Massimo Lodi

Il rumoroso silenzio è l’esito del rialzo d’inquietudine che il killeraggio della legislatura ha prodotto nel mondo d’Oltretevere. E che l’avanspettacolo propagandistico e lo spudorato allestimento delle liste di candidati ha acuito. Solo a urne aperte si faranno sentire le voci ufficiali del cattolicesimo: non per orientare le determinazioni d’uno Stato sovrano (pur se è successo di frequente), ma per proteggere valori irrinunciabili nell’emergenza bellica, economica e sociale.

In sostanza: smontato il baraccone della fiera illusionistica e ripresa la strada del realismo, qualche felpata indicazione verrà dall’agenda di viaggio vaticana. Nel segno dello spirito comunitario, dell’inclusione, della ricucitura degli strappi nel tessuto politico. La Chiesa in uscita di Bergoglio prevede l’entrata in armonia degli opposti: un sentimento di fede che cercherà traduzione nell’invito al coooperare laico/istituzionale. Detto diversamente: ciascun cattolico voti come gli pare, ma sappia che se il risultato non fosse netto, dovrà spendersi in favore d’un nazionalismo salvifico, al lordo delle diverse simpatie di bottega. È l’aria che sta circolando da giorni al Meeting di Rimini, che si respirava ieri alla presenza dei vari leader di partito, che tirerà forte oggi quando un’ovazione attende Mario Draghi.

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