I sindacati di Accam contro i Comuni soci: “Litigano e non collaborano con il cda”

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BUSTO ARSIZIO – «Tutti parlano di tariffe, in house, piani industriali e statuto. Nessuno però pensa ai 25 lavoratori di Accam, che diventano 100 se si contano anche quelli non direttamente assunti dalla società, ma che svolgono attività per l’inceneritore». E’ questa la sitentesi di una nota ufficiale inviata dai rappresentanti sindacali del termovalorizzatore

«Seguiamo da sempre con grande attenzione le vicende di Accam – si legge nel comunicato – dove lavorano 25 dipendenti diretti e molti di più indiretti nell’indotto. Sembra però che a nessuno in questo momento interessi veramente tutelare questo patrimonio di forza lavoro e di professionalità qualificate».

Insomma la rsu alzano la voce: «Allora stavolta parliamo noi. Prendiamo atto che in Assemblea dei soci non c’è un orientamento chiaro rispetto alla necessità di garantire la continuità aziendale della società. Il futuro ci appare nebuloso e incerto a causa dell’inerzia e dell’indecisione degli stessi soci. Però non possiamo più accettare l’atteggiamento di ostilità che da anni incombe sulla società, anche da parte dei rappresentanti dei Comuni di Accam».

Le rsu quindi puntano il dito contro gli amministratori comunali «i quali, con le forze politiche che li sostengono, si devono assumere pienamente le loro responsabilità di soci e agire di conseguenza collaborando con il Cda nella predisposizione di un piano industriale che possa salvaguardare la continuità aziendale. Continuità che per i dipendenti di Accam significa innanzitutto, molto concretamente, la garanzia di un posto di lavoro».

E ancora: «È ora che i rappresentanti dei Comuni prendano posizione e si diano da fare per mettere a punto un progetto che consenta ad Accam di continuare ad offrire al territorio un servizio pubblico adeguato alle esigenze dei cittadini e delle amministrazioni» continua il documento che poi conclude: «Da parte nostra, vigileremo attentamente sulle azioni che verranno intraprese, non comprendendo a chi possa giovare la chiusura dell’impianto, se non a soggetti terzi, lontani dal nostro territorio, che possano approfittare di una situazione di difficoltà e debolezza di una società che ha mostrato in più occasioni di essere in grado di generare utili e di mantenersi con le proprie forze, se solo fosse messa in condizione di poter operare correttamente secondo la propria mission aziendale.

 

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