Tour de France. A Parigi vince Philipsen, poi è festa Jumbo per Vingegaard

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Il Tour de France 2022 (almeno quello maschile: quello femminile è appena cominciato) mette la parola fin con la consueta passerella-sprint ai piedi dell’Arco di Trionfo: Jasper Philipsen (Alpecin) vince per la seconda volta in questa edizione dopo il successo di Carcassonne. Dietro di lui completano il podio Dylan Groenewegen (Bike Exchange) e Alexander Kristoff (Intermarché Wanty Gobert).

Possono così essere premiati ufficialmente i vincitori delle quattro maglie: la Jumbo Visma fa man bassa con Jonas Vingegaard sia giallo che a pois, e Wout Van Aert in verde (l’ultima volta che un team metteva le mani metteva insieme questo trittico era il 1969, ed era Eddy Mercx a conquistarle tutte e tre per la Faema). Magra consolazione per la UAE la bianca di Tadej Pogacar.
Senza dimenticare una Ineos che, oltre salire sul podio generale con Geraint Thomas, si aggiudica la graduatoria a squadre davanti a un’ottima Groupama FDJ.

LA TAPPA

Alla partenza dal quartiere commercial finanziario parigino La Defense non prendono parte in tre: per la Israel Premier Tech non stanno molto bene Michael Woods e Guillaume Boivin (Woods ha il Covid-19, Boivin negativo) mentre la Movistar ha permesso a Gorka Izagirre di tornare a casa anzitempo per poter disputare domani la Ordiziako Klasika. Solo Ineos, Groupama FDJ, B&B Hotels e Intermarché Wanty Gobert hanno portato a Parigi tutti gli otto effettivi.

Al via ufficiale, il trio delle meraviglie Van Aert-Pogacar-Vingegaard infiamma subito il pubblico, abbozzando un attacco a tre. Dopodichè è sfilata compatta per 60 chilometri nell’hinterland ovest della capitale francese, con tanto di passaggio dalla storica Versailles. Si vedono brindisi tra auto corsa e amabili chiacchiere tra corridori: per un bel tratto Philippe Gilbert, all’ultimo anno di carriera e dunque di Grande Boucle, procede una decina di metri avanti a tutti accanto al connazionale Van Aert.

Bellissimo poi l’omaggio dei cinque “calabroni” rimasti in gara ai compagni che si sono dovuti ritirare: Van Aert, Vingegaard, Benoot, Kuss e Laporte hanno fatto cento metri in parata mostrando alle telecamere i dorsali di Kruijswijk, Laporte e Roglic. Una Jumbo davvero scatenata, con gli atleti che poi brindano in prima persona con flutes di champagne ricevuti dall’ammiraglia.
C’è spazio anche per una pedalata in cima al gruppo per i sei corridori danesi superstiti: Mikkel Bjerg (UAE), Jonas Vingegaard (maglia gialla della Jumbo Visma), Mikkel Honorè (Quick Step), Mads Pedersen (Trek Segafredo), Andreas Kron (Lotto Soudal) e Christopher Juul-Jensen (Bike Exchange). Un tributo alla nazione che non solo ha ospitato il grand depart ma che ha pure vinto ben 4 tappe in questo Tour.

Attenzione, pure oggi c’era un Gran Premio della Montagna: il Pavé des Gardes, che va platonicamente a tagliare Simon Geschke della Cofidis, indossatore della maglia a pois in quanto secondo dietro Vingegaard nella classifica scalatori.

La gara versa comincia dopo il passaggio nel gran cortile del Louvre, con l’ingresso nel circuito acciottolato degli Champs-Elysees: 7 chilometri da ripetere 8 volte. Il gruppone diventa un serpentone in fila indiana che fila a 60 km/h, salutato dallo spettacolo delle frecce tricolori francesi, e sul secondo passaggio al traguardo va via una fuga a cinque: Stefan Bissegger della EF (sfortunato nelle due crono) si porta dietro Dani Martinez (Ineos), Stan Dewulf (Ag2r Citroen), Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies) e Jan Tratnik (Bahrain Victorious), presto raggiunti da Matteo Jorgenson della Movistar.

Nel corso del quarto giro, proprio intorno all’Arc de Triomphe, su iniziativa di Nils Politt il sestetto viene ripreso ma c’è un nuovo gruppetto che rilancia immediatamente: Maximilian Schachmann (compagno del campione di Germania in Bora Hansgrohe), il duo della EF Jonas Rutsch e Owen Doull, e il duo Groupama Olivier Le Gac e Antoine Duchesne.

Costituitosi ai -31, ai -19 il quintetto diventa quartetto perché Doull molla la presa, e tra i -13 e i -9 cedono Le Gac e Duchesne. Il tandem formato da Rutsch e Schachmann viene infine ripreso esattamente alla campanella dell’ultimo giro…

Sfiammata di Filippo Ganna e Tadej Pogacar, ma nessuna sorpresa da finisseur: è volata come da tradizione (quasi sempre rispettata) tradizione, con Philipsen che come la Wiebes poche ora prima mette la sua ruota davanti agli avversari scegliendo una traiettoria differente da tutti.
Un accenno agli italiani, con Luca Mozzato che sfiora la sesta top ten, e Andrea Pasqualon che fa da pesce pilota al capitano norvegese che arriva terzo.

Si chiude quindi un’edizione numero 109 che ci ha regalato enormi emozioni!

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