Vaccino anti Covid: ecco come la Regione si prepara alla guerra contro il virus

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MILANO – C’è una data, il 15 gennaio, quando presumibilmente partirà la campagna vaccinale contro il Covid. Ed è per quel giorno che il complesso sistema dovrà essere messo a punto da Regione Lombardia. E proprio i vaccini e l’organizzazione sono stati il tema di una riunione di qualche giorno fa, durante la quale sono stati messi sul tavolo una bozza di organizzazione, ma anche i punti critici da risolvere. Argomenti che vi anticipiamo.

I tempi sono strettissimi e in meno di un mese si dovrà pianificare e mettere a punto la macchina da guerra contro il virus. E non basta dire “vaccino” per sconfiggere il Covid, poiché gli aspetti da valutare, come si potrà vedere qui sotto, sono tantissimi. Al momento però vi sono poche certezze e un obbligo: organizzare nei dettagli l’intera campagna vaccinale, che all’inizio riguarderà personale medico sanitario e le rsa, per farsi trovare pronti e con pochi intoppi in corso d’opera.

Il piano di Regione per la campagna vaccini

Si parte il 15 gennaio, o meglio questa è la data d’inizio vaccinazione fissata a livello nazionale. E per quel giorno la campagna vaccino contro il Covid dovrà essere pianificata in ogni particolare. Per tale motivo a Palazzo Lombardia hanno già iniziato a ragionare su come attuarla. La prima data sul calendario è quella del 31 dicembre, quando il vaccino di Pfizer dovrebbe ricevere l’autorizzazione di Ema. Due settimane dopo, ovvero il 12 gennaio 2021 sarà la volta di Moderna. Entrambi dovranno anche avere il via libera dall’Aifa.

Un po’ di numeri

Al momento Regione Lombardia sta pianificando il tutto sul vaccino prodotto da Pfizer, per il quale è stato fatto un bando a livello nazionale per circa 24 milioni di dosi. E, secondo alcune indiscrezioni, la prima consegna ammonterà a 3,4 milioni di dosi. Considerando il fatto che la vaccinazione prevede il così detto “richiamo”, la fornitura dovrebbe quindi coprire dal virus 1 milione e 700 mila persone. E in questo caso sono state individuate alcune categorie, le prime che si sottoporranno alla vaccinazione, ovvero il personale medico ospedaliero, quello in servizio nelle rsa e gli ospiti delle residenze socio assistenziali sopra gli 80 anni. Target che per la Lombardia, tradotto in numeri, significherebbe circa 308 mila persone.

I ruoli in campo

Sarà Regione a presiedere alle operazioni. Per quanto riguarda invece le singole realtà provinciali, toccherà alle Ats coordinare e alle Asst territoriali occuparsi in maniera operativa di fare le vaccinazioni e mettere a disposizione personale. Che presumibilmente potrebbe coinvolgere anche i medici di medicina generale. Occorrerà poi individuare i luoghi dove poter conferire, stivare e conservare i vaccini. Che avranno la necessità di essere conservati a meno 75 gradi. Per questo occorreranno celle frigorifero capienti. E stabilire anche dove far conferire le persone da vaccinare.

Per quanto riguarda la provincia di Varese i “punti vaccinazione” dovrebbero coincidere con i i due grandi centri tampone, ovvero le Fontanelle per il Nord del Varesotto e Malpensafiere o l’area di fronte alla caserma Nato di Solbiate per la parte Sud. Di certo però l’organizzazione di ogni punto vaccino sarà più complessa rispetto alla logistica dei tamponi. Innanzitutto l’equipe prevista contempla un numero maggiore di personale: ci sarà un medico, 4 infermieri, 1 amministrativo e 2 Oss. Se si considera che in un punto vaccini verranno realizzate (presumibilmente) più postazioni si può intuire che l’impiego di personale sarà massiccio. Personale che dovrà essere formato sulle procedure da adottare. L’utilizzo di una fiala, infatti, prevede anche determinate tempistiche di impiego dalla sua apertura. Ulteriore paletto da considerare nell’organizzazione del sistema. Come sono previsti metodi di conservazione del vaccino una volta avviato l’utilizzo di una fiala.

No drive throungh

Non solo. Per le vaccinazioni non si potrà attuare il metodo drive through. Ciò dovrebbe comportare tempi più lunghi. E occorrerà prevedere anche spazi attrezzata, con la presenza di medici, nel caso di reazione avversa da parte del vaccinato. Il quale prima di lasciare la postazione dovrà attendere un certo periodo di tempo. Ulteriore complicazione è il richiamo vaccinale, il che significa che l’operazione andrà quindi ripetuta in un periodo compreso tra i 19 e i 23 giorni dalla prima vaccinazione. L’ideale sarebbe il 21°giorno.

I punti critici da risolvere

Oltre a quello di reperire la necessaria strumentazione per stoccare i vaccini, che verranno consegnati in fiale da 5 dosi, da utilizzare nell’arco delle 6 ore una volta aperti e diluiti, occorre pianificare anche l’ordinazione e la consegna di tutto il materiale di consumo: siringhe, aghi, fiale per la diluizione e materiale dpi, che saranno forniti dalla struttura commissariale.

Ma il passaggio che più preoccupa (e che in questo genere di attività è anche tra i più delicati e decisivi nel far funzionare bene il complesso meccanismo) è quello della prenotazione. Secondo le indiscrezioni è in preparazione un sistema unico nazionale di prenotazione, il quale si interfaccerà con i sistemi regionali per il trasferimento dati con l’obiettivo di mettere a disposizione le informazioni. E a tal proposito i dubbi sono tutti riferiti agli ultimi due grandi sistemi nazionali che sono andati più volte in “blocco”, ovvero l’app Immuni e “IO”, l’applicazione per avere accesso al cashback di Stato.

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