Varese, Il Cafferino: «Lotteria degli scontrini? Si fa prima a offrire il caffè»

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VARESE – «La lotteria degli scontrini? Faccio prima a offrire un caffè». La provocazione arriva da dietro il bancone de Il Cafferino di Casbeno. E a servirla è Sara Michetti, che gestisce il bar insieme al marito Emiliano Della Valle.

Cattivi pensieri

Ad agitare i cattivi pensieri di chi manda avanti i pubblici esercizi è l’arrivo della lotteria degli scontrini, «rispetto alla quale – spiega Sara Michetti – non abbiamo alcuna informazione ufficiale. Di certo sappiamo però, che ancora una volta dobbiamo investire altri soldi. Dopo averlo fatto per garantire il rispetto delle regole di contenimento del Covid. Cosa che però non è è servita a farci lavorare per lunghi mesi».

Con la Zona gialla i locali sono tornati a lavorare, sempre con limitazioni. Ed è stato un passo importante per la vita delle attività che hanno resistito. Ma le tribolazioni a quanto pare non sono finite. «Siamo tra le categorie che più abbiamo subito questa pandemia – continua Sara Michetti – ci hanno chiesto di investire e l’abbiamo fatto, ci hanno costretto alle chiusure e le abbiamo rispettate anche se è evidente che non siamo noi gli untori. Abbiamo accettato asporto, delivery che altro non sono che palliativi per la nostra attività. E ora, ancora una volta, dobbiamo mettere mano al cassetto per la lotteria degli scontrini».

Lotteria che costa. Ai gestori

Già, perché ancora non si sa chi ha vinto, ma c’è, prima ancora dell’estrazione, chi perde. «Con la lotteria – spiega Michetti – dobbiamo accettare il pagamento con bancomat o carta di credito per qualsiasi importo da un euro in su. Anche per una sola brioche. Prezzo: 1.20. Al quale vanno tolti i costi di preparazione, il sacchetto se il cliente la porta via, il tovagliolo e le commissioni che, in caso di carta di credito, sono piuttosto salate». E questi sono i costi vivi. Poi occorre aggiungere l’aggiornamento del software del registratore di cassa (stimato tra i 150 e i 300 euro), l’acquisto del lettore del bar-code (altri 200 – 300 euro). «E i tempi – puntualizza Michetti – perché in caso di codice alfanumerico dobbiamo utilizzare la tastiera del registratore di cassa che ha tre lettere per ogni tasto come i vecchi cellulari». Insomma complicazioni.

Veniteci incontro

«Credo che la nostra categoria abbia già dato prova della voglia di tornare a lavorare. E a collaborare – conclude Sara Michetti – però chiediamo che vengano accolte anche le nostre richieste. Che in questo caso sono azzeramento dei costi a nostro carico per attivare la lotteria degli scontrini e delle commissioni su cifre di spesa che si aggirano attorno all’euro. In caso contrario, avrei quasi più convenienza a offrirlo il caffè piuttosto che farlo pagare con la carta di credito».

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