No vax, operazione “Basta dittatura”: 17 indagati. Perquisizioni anche a Varese

VARESE – La Polizia di Stato di Torino sta eseguendo 17 decreti di perquisizione, in diverse città d’Italia, nei confronti degli attivisti no vax e no GreenPass più radicali affiliati al noto canale Telegram “Basta Dittatura”. Una delle perquisizioni è stata eseguita in provincia di Varese. L’operazione è il risultato delle indagini svolte sotto la direzione dei magistrati specializzati della Procura della Repubblica di Torino, gruppo terrorismo ed eversione, con la partecipazione diretta dei Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali, sotto il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Per gli indagati l’ipotesi accusatoria è quella di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire le leggi.

Le città coinvolte

Sedici le città coinvolte nell’operazione: oltre a Varese ci sono Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, con la partecipazione diretta dei Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione.

Basta dittatura

Il canale “Basta Dittatura” era già stato oggetto di un provvedimento giudiziario di sequestro e della decisione di chiusura da parte della stessa società in considerazione della gravità dei contenuti pubblicati.

“Basta Dittatura” negli scorsi mesi aveva raccolto decine di migliaia di iscritti ed era diventato il nodo di collegamento con tutti i principali spazi web di protesta, degradata via via in un persistente incitamento all’odio ed alla commissione di gravi delitti. La propagazione virale dei messaggi ha determinato inoltre consistenti disagi nella gestione dell’ordine e sicurezza pubblica delle piazze.

Il premier Draghi nel mirino

Gli indagati avevano partecipato alla chat istigando sistematicamente all’utilizzo delle armi ed a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui il presidente del Consiglio Draghi.

Obbiettivi ricorrenti sono stati inoltre le forze dell’ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici accusati di “asservimento” e “collaborazionismo” con la “dittatura” in atto. Presa costantemente di mira con pesanti insulti anche tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi “schiava” dello Stato.

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