Varese, caso Molina. Fontana in aula: “Presentai esposto per verificare i sospetti”

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VARESE – Torna in aula il “processo Molina” che vede l’ex presidente del Cda della Rsa varesina Christian Campiotti e l’imprenditore e editore di Rete 55 Lorenzo Airoldi imputati per peculato in concorso. La vicenda gira attorno a due prestiti per un ammontare complessivo di quasi un milione di euro concessi dalla Fondazione Molina all’emittente televisiva di Gornate Olona.

Dal procedimento originario è stato stralciato un capo di imputazione. Ovvero un’accusa di mendacio bancario (reato minore), contestata al solo Airoldi, per la quale l’imputato ha chiesto e ottenuto la messa alla prova.

Ente privato oppure no?

Ad andare al cuore del problema è stato, immediatamente, l’avvocato Stefano Bruno, difensore di Airoldi. Il punto è stabilire se la Fondazione Molina ha natura privatistica, come sostiene il collegio difensivo, oppure no. E in questa direzione è andata l’eccezione presentata da Bruno: una natura privatistica annullerebbe gioco forza l’accusa di peculato. Eccezione rigettata dal collegio del tribunale di Varese presieduto da Andrea Crema. Sul punto anche l’avvocato Pietro Romano, difensore di Campiotti, ha chiesto conto al presidente Fontana di una mail inviata al parlamentare leghista Armando Siri per far luce sulla natura della Fondazione. Nella mail, prodotta da Romano, Fontana scrive: «Quest’ultima, secondo vari pareri, dovrebbe essere di diritto privato».

Fontana in aula

Il primo teste sentito oggi, mercoledì 22 dicembre, è stato il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana. Fu lui, in qualità di sindaco di Varese in carica dal 2006 al 2016, a nominare Campiotti «Di cui avevo apprezzato le qualità di assessore provinciale» a capo del Cda della Fondazione Molina. Fu sempre Fontana, dopo aver chiesto consiglio al procuratore di Varese Daniela Borgonovo, a formalizzare l’esposto poi sfociato nell’odierno procedimento.

L’esposto e le voci

Perché lo fece? «Per verificare alcune voci di consiglio comunale in relazione ai prestiti». Voci confermate in via ufficiosa da due membri del Cda. Fontana ha anche sottolineato che il Comune «Dopo la nomina di 4 dei 5 consiglieri del Cda non ha più alcun controllo sull’attività della Fondazione che viene regolamentata da uno statuto interno». La vicenda non è slegata, almeno non lo è stata nelle battute iniziali arrivate dopo la prima elezione del sindaco di centrosinistra Davide Galimberti, candidato sul quale sono convogliati i voti di Lega Civica di cui Airoldi è il deus ex machina, dalla situazione politica varesina. Sul punto Fontana ha chiarito: «Ero alla fine della mia esperienza come sindaco, non ho partecipato alle elezioni neppure come consigliere, quindi mi tolsi dall’agone politico. Non avevo alcun interesse».

Il giallo dei Pc manomessi

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Subito dopo Fontana è stato sentito Luca Marsico, all’epoca presidente della commissione Ambiente in Regione che presentò un’interrogazione in consiglio regionale dopo aver appreso anch’egli della faccenda prestiti «Da alcune interviste pubblicate dai giornali». Marsico, in aula, ha accennato ad un dettaglio mai emerso prima. Marsico ha infatti affermato di aver appreso da terzi della «Manomissione» dei computer della Fondazione Molina da parte di ignoti quando l’ente era già stato commissariato e Campiotti sostituito da Carmine Pallino. Sul fatto, che potrebbe essere un punto a favore sia dell’accusa che della difesa, a quanto pare, però, non sarebbe stata fatta denuncia. Si torna in aula il 13 gennaio.

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