VISTO&RIVISTO La cultura, la libertà e la sovversione della società moderna

minchella signore formiche

di Andrea Minchella

VISTO

IL SIGNORE DELLE FORMICHE, di Gianni Amelio (Italia 2022, 134 min.).

Duro. Ma anche dolce. Schietto. Ma anche poetico. Gianni Amelio ci racconta una storia poco conosciuta che diventa subito epica poetica della società contemporanea e delle sue contraddizioni che bloccano il progresso civile, sociale e culturale di un intero paese. La vicenda del filosofo Aldo Braibanti lacerò l’Italia “ben pensante” degli anni sessanta, in cui la libertà individuale non godeva ancora di buona salute. L’omosessualità, come del resto ancora oggi accade, anche se in forme diverse, era considerata come una sorta di reato “o politico o sociale o culturale”, a seconda del contesto. Si decideva di perseguire un intellettuale, per plagio o per reati simili, pur di costringerlo a ripudiare le sue scelte sessuali che diventavano “cosa pubblica”.

Il caso del filosofo Braibanti, che riguardò un intellettuale poco conosciuto, diede vita ad una presa di coscienza, da parte dei giovani che si apprestavano a vivere la stagione del sessantotto, che rimettesse la libertà dell’individuo al centro del dibatto politico. Il processo raccontato da Amelio è una sconfitta clamorosa della società civile che non riusciva, e non riesce, a distinguere la questione pubblica da quella privata. l’Italia dipinta da Amelio sembra una terra straniera, lontana e assurda. L’Italia descritta ne “Il Signore Delle Formiche” sembra una terra arida e buia, in cui il dolore diventa effetto collaterale dell’” ipocrisia culturale e sessuale” che ha regnato per parecchi anni nel nostro paese.

Gianni Amelio immerge il suo obiettivo nelle anime dei due protagonisti cercando di raccontare in maniera analitica le emozioni, i dolori e le gioie di chi ama e di chi viene amato. La conoscenza e la cultura diventano i detonatori per una violenta emancipazione dalle regole bigotte e omofobe dell’Italia degli anni sessanta. La comune “culturale” che il visionario Braibanti crea nell’Emila più moderna è un’aggregazione in cui i giovani possono imparare a pensare, a sognare, ad essere liberi di scegliere quello che vogliono essere nella vita. Ma la libertà ha da sempre spaventato gli Stati. Perché la libertà, soprattutto quella intellettuale, ci rende critici e non disposti a farci sottomettere con facilità. Da qui il corto circuito, più rimarcato in un’Italia cattolica e prevalentemente democristiana, che mette sul tavolo degli imputati chi si distacca dal percorso omogeneo che gli viene imposto.

Aldo e il suo allievo Ettore si scelgono sulla base di un’affinità intima che si incastra tra il piacere della conoscenza, la passione dell’amore e la voglia della scoperta. Il loro legame, che è una faccenda privata, diventa una questione pubblica per una giustizia che, spinta dall’opinione pubblica, si intesta il ruolo di unità di misura di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato nelle scelte private.

Il film è un’esplosione di emozioni, sequenze e facce che ci toccano il cuore. Luigi Lo Cascio ci regala probabilmente la sua interpretazione più difficile. Il bravissimo Leonardo Maltese presta la sua anima al fragile e dolce Ettore che rimane segnato per sempre dalla sua voglia di libertà. Elio Germano, che interpreta il giornalista dell’Unità interessato a raccontare una storia di ingiustizia universale, completa il quadro perfetto dei personaggi. La sequenza dell’interrogatorio di un Ettore stanco e quasi irriconoscibile diventa la colonna portante dell’intero racconto. Il viso di Ettore diventa il nostro volto, martoriato da un’umanità miope e arida, non così distante da quella contemporanea in cui viviamo. Ettore è una battaglia apparentemente persa: in realtà è un piccolo frammento di una guerra più grande che alla fine, probabilmente, la società civile riuscirà a vincere.

“Il Signore Delle Formiche” è dunque una di quelle opere necessarie e fondamentali per comprendere da dove arriviamo e dove dovremmo andare per raggiungere la capacità, vera e non retorica, di convivenza tra persone che, nel loro intimo, sono libere di essere ciò che vogliono. Il cammino, però, sembra ancora lungo.

RIVISTO

PASOLINI, di Abel Ferrara (Italia- Belgio- Francia 2014, 86 min.).

Abel Ferrara, folle e visionario, dipinge in maniera quasi schizofrenica gli ultimi giorni di vita dell’intellettuale romano. Un affresco barocco e iconografico che è reso magistrale grazie all’interpretazione notevole del bravissimo Willem Dafoe.

Da rivedere per conoscere i dettagli di uno dei grandi personaggi della cultura italiana del secolo scorso.

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