Accam, la Lega di Busto sembra la Dc

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In un contesto politico ormai privo di regole, a volte si fatica a comprendere le dinamiche dei partiti e delle varie formazioni che prendono parte al grande circo della stessa politica. Vogliamo soffermarci sulla Lega di Busto Arsizio e sulla decisione del suo direttivo di differenziarsi dagli alleati di centrodestra per quanto riguarda Accam? Uno dei temi prioritari e ineludibili dell’amministrazione di Palazzo Gilardoni è, manco a dirlo, il destino dei forni di incenerimento dei rifiuti di Borsano.

Ebbene, conti alla mano, per evitare il fallimento della struttura e, quindi, un disastro finanziario che si ripercuoterebbe sui cittadini dei 27 comuni del consorzio che utilizzano gli impianti bustesi, l’attività va prolungata a tutto il 2027 in luogo del previsto 2021. Qualche anno in più per tamponare una situazione critica che trova motivazioni nel recente passato, e dalla quale la Lega non può chiamarsi fuori.

Invece, il Carroccio chiede di rispettare la scadenza del 2021. Lo chiede per una questione di coerenza ma in dissenso innanzitutto con il sindaco Emanuele Antonelli, che da esperto di bilanci (è un commercialista) ha più volte lanciato l’allarme, facendosi interprete di una ragionevole posticipazione del fine attività di Accam. E lo chiede in dissenso da Forza Italia, il suo principale alleato, col quale condivide l’esecutivo di Palazzo Gilardoni e si adopera per eleggere in condominio Antonelli alla presidenza della Provincia. Infine, spiazza clamorosamente il Cda che gestisce gli impianti, mettendolo in serie difficoltà operative.
In altri tempi, quando le regole avevano ancora un senso, sarebbe successo il finimondo. Oggi, certi atteggiamenti passano quasi come l’acqua sul marmo: tutti coperti, allineati e pronti ad abbozzare

Perché la Lega di Busto si comporti in questo modo attorno ad Accam, nessuno ce lo dirà mai in modo esaustivo. Possiamo però supporre che sia una scelta tattica in funzione dei consensi elettorali. E, ancora, che i leghisti debbano in qualche modo far fronte ai dissidi interni, che ci sono benché si cerchi di dissimularli. Di più: che facciano i Ponzio Pilato buttando la palla nel campo avversario, cioè l’assemblea dei sindaci a cui competono le decisioni finali sull’immediata dismissione oppure no dei forni di incenerimento, girando così alla larga da possibili conseguenze dirette in un senso o in un altro.

Qualunque sia la spiegazione è di sicuro funzionale alle esigenze di consensi o di convivenza interna del Carroccio. Motivazioni che fino a prova contraria intaccano soltanto alla superficie gli altri partiti dello schieramento, obbligati a far buon viso a cattivo gioco per i rapporti di forza capovolti a favore proprio della Lega. Che ora può fare il bello e il cattivo tempo. Come nemmeno la vecchia Democrazia cristiana dei tempi migliori riusciva a fare. Anzi, questa Lega, perlomeno quella che conosciamo qui in periferia, è addirittura oltre la Dc. Per la mancanza di regole della nuova politica e per l’impossibilità dei suoi alleati di alzare la voce. Pena, la loro assoluta marginalità.

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