Accam: più di 3 mila camion in un mese. Troppi

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Traffico pesante in Accam, considerazioni sui dati ricevuti. La vigilia di Natale ha riservato una imbarazzante e preoccupante novità su Accam. Infatti dopo 10 mesi di attesa è finalmente arrivata la risposta alla richiesta di accesso agli atti che avevo avanzato a febbraio 2020.

Abbiamo chiesto di conoscere la media giornaliera relativa all’anno 2019 inerente al numero dei veicoli adibiti al trasporto rifiuti che hanno avuto accesso all’inceneritore Accam. La risposta ricevuta, che arriva a distanza di quasi un anno, evidenzia che la media di veicoli adibiti al trasporto rifiuti che hanno avuto accesso all’inceneritore è stata di 123 camion al giorno, tant’è che nel solo mese di novembre 2019 il numero è stato pari a 3.074. Questi dati sono estremamente allarmanti in quanto il traffico veicolare è uno dei principali responsabili dell’inquinamento ambientale e da un da un recente studio europeo, commissionato dall’EPHA (European Public Health Alliance), i costi sociali per questo tipo di inquinamento sono altissimi.

Nella sola città di Busto Arsizio, ad esempio, questi costi sono stati valutati in 1.342 euro per abitante all’anno. Ovvero oltre 106 milioni di euro di costi sociali annuali per l’intera popolazione.
Di fronte a questi dati risulta ancora più inaccettabile che il sindaco Picco, che manca di competenza o pecca di ingenuità puerile, caldeggi un nuovo progetto chiedendo l’intervento di Cap Holding, per un piano di ristrutturazione di una società che inspiegabilmente non è ancora fallita (visti i debiti accumulati) e che sta tutt’ora operando e bruciando rifiuti senza copertura assicurativa».

E’ sconcertante e imbarazzante leggere la sua firma nella lettera inviata al presidente di Cap Holding S.P.A., in cui si fa riferimento al nobile contesto dell’economia circolare, per prevedere nella realtà l’incenerimento come soluzione del problema rifiuti e si auspica che possa addirittura essere previsto un ampliamento per trattare e bruciare i fanghi di Cap Holding.

Di certo se si vuole inserire il territorio in un contesto di una vera economia circolare la soluzione non è quella appoggiata dal nostro sindaco; anzi, dato l’enorme investimento necessario, tale soluzione renderebbe statica per anni la situazione, con un piano di ristrutturazione che sicuramente non prevederà la chiusura almeno fino al 2032 e aumenterà sensibilmente il numero di veicoli di trasporto rifiuti che incrementeranno sensibilmente le polveri e gli inquinanti nell’ambiente.

Sono almeno 40 anni che i cittadini di Magnago e Bienate respirano gli inquinanti e se li ritrovano nella catena alimentare visto che si depositano successivamente nei propri terreni e orti. Come si fa a rimanere insensibili a tutto ciò? Come si fa a rimanere insensibili a 3.074 veicoli adibiti al trasporto rifiuti che mensilmente entrano dall’impianto situato sul confine di Bienate?”

E’ realmente nel nome di un servizio pubblico essenziale che i cittadini devono tollerare tutto ciò? La risposta è no, e lo dimostrano le ultime decisioni prese da Rescaldina (comune socio di Accam) che a fine anno ha dovuto alienare le proprie quote in quanto Accam non ha partecipato alla gara di smaltimento dei rifiuti indifferenziati indetta dal comune. Il servizio è andato ad A2A (peraltro senza maggiori costi) e Rescaldina non ha potuto fare altro che alienare le proprie quote non fornendo più Accam un servizio pubblico.

I dati sul traffico veicolare emersi devono essere tenuti in considerazione dalle amministrazioni che stanno proponendo un salvataggio dell’inceneritore, in quanto mettono in luce un inquinamento ulteriore rispetto a quello prodotto dall’impianto. Inoltre, se dovesse essere approvato il nuovo piano industriale di Amga, ci sarà un aumento del 25% delle tonnellate di rifiuti trattati in Accam, aumento dovuto a rifiuti speciali non strettamente legati al territorio, e se dovesse poi aggiungersi un impianto per i fanghi vorrebbe dire altro inquinamento e altri camion.

Questi piani industriali dovrebbero essere sottoposti a valutazioni ambientali serie. Ma la vera questione è: perché la nostra attuale amministrazione ci tiene così tanto a mantenere Busto Arsizio a vocazione rifiuti? Basterebbe una politica di riduzione e recupero per non dover dipendere così tanto da un inceneritore, politica che a Busto Arsizio è ormai ferma da anni. Già 5 dei 27 comuni soci hanno deciso che Accam non è un servizio essenziale hanno messo in liquidazione le loro quote, sono Gorla Maggiore, Pogliano, San Vittore, Nerviano e ora Rescaldina, e altri non stanno conferendo i loro rifiuti da tempo. Serve una valutazione seria anche a Busto Arsizio.

I consiglieri Cinque stelle
Emanuele Brunini (Magnago), Claudia Cerini (Busto Arsizio)
e Massimo Oggioni (Rescaldina)

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