Partita sull’acqua: centrodestra diviso e a secco su nomine Ato. Ridono civici e PD

Da sinistra: Maffioli, Del Torchio, Caielli

VARESE – Il centrodestra si perde in un bicchiere d’acqua. Quello di Ato, (quasi) sconosciuto acronimo di Ambito territoriale ottimale, che in parole povere è l’organismo all’interno del quale viene organizzato il servizio idrico (di cui Alfa è il gestore). Insomma “roba politica”, ma nemmeno troppo in realtà. Piuttosto, terreno in cui la politica viene esercita e declinata in forma di strategia, rappresentanza ed equilibri di schieramento. Che ieri, per quanto riguarda la nomina dei rappresentanti dei piccoli, medi e grandi Comuni in Ato (appunto) sono letteralmente saltati.

Tre mosse per il tilt

Graziano Maffioli (per i piccoli Comuni), Riccardo Del Torchio (medi) e Roberto Caielli (grandi) è il tris che ha fatto segnare “tilt” in casa centrodestra. Con Fratelli d’Italia e Lega che si spaccano sulla nomina del rappresentate dei grandi Comuni e il Carroccio che ne esce piuttosto isolato. Partita noiosa, direbbe chi la politica la segue di sguincio. Ma se tutto ciò che gira intorno all’Ente Provincia (e Ato è di fatto “terreno” di Villa Recalcati) fosse paragonato al calcio, i civici (di Magrini e di Eupolis – giù il velo a questo punto) si potrebbero paragonare al Genoa di Bagnoli nel 1992 in Coppa Uefa. Già, perché i “senza partito”, divisi e frastagliati nelle amministrazioni comunali, diventano squadra compatta e ostica quando giocano la competizione provinciale. E qui dettano mosse, fanno sentire il loro peso e spostano equilibri e sovvertendo i pronostici. Proprio come i Grifoni di Bagnoli, finché non incontrarono l’Ajax di Van Gaal.

E che a menare le danze siano stato i civici lo dimostra l’esito del terno uscito sulla ruota Ato. Non si spiegherebbe altrimenti la nomina con vittoria a mani bassi di Graziano Maffioli (Eupolis), di Riccardo Del Torchio (un dem che mai sarebbe passato senza l’accordo con i civici) e di Caielli (altro dem) che ha incassato 5 voti dei grandi Comuni (Varese, Saronno, Malnate, Somma, Caronno Pertusella). Ed è proprio qui che si è giocata la partita più interessante.

A bocce ferme i due papabili, Caielli e Angei, potevano contare su cinque voti a testa (sono 10 i Comuni sopra i 15 mila). A conti fatti però il candidato leghista (Angei) ha incassato solo i voti di Gallarate, Tradate e Samarate. Cassano (dato in quota) non pervenuto. Assenza non giustificata quella della giunta Ottaviani. Anzi, qualcuno dice suggerita; pilotata per togliere dall’imbarazzo il delegato, ma anche per sfilare il voto deciso.

Orazio, Fratello “in affido”

Ma il giochetto più “strano” arriva da Busto e fa capire quanto la politica di oggi sia liquida in generale e in provincia di Varese ancor più perché ormai priva di leader capaci di tagliare, cucire e costruire. L’inviato speciale da Palazzo Gilardoni è il soldato Orazio Tallarida detto “Talla”, commissario di Forza Italia a Busto, fedelissimo della prima ora di Emanuele Antonelli che governa con la Lega a Busto, ma litiga con Andrea Cassani (primo cittadino di Gallarate e segretario provinciale del Carroccio) fuori dai bastioni della città. E Tallarida fa davvero un capolavoro: un forzista (lui), che vota un Fratello (in lista c’era Luca Folegani, il candidato della discordia alle regionali nella questione Lattuada) e isola in maniera plastica il Carroccio. Insomma, in Forza Italia, chi sostiene: “Il Talla? Risponde più ad Antonelli che al partito”, del resto ha le sue ragioni.

E ora?

Ci sono i tempi supplementari. Ovvero mancano le due nomine che spettano di diritto al presidente della Provincia di Marco Magrini. Il quale, dopo i niet di Fratelli d’Italia e Lega, potrebbe davvero fare un filotto. Magrini dovrà scegliere tra le cinque candidature pervenute, ovvero: Valerio Mariani, Dario Frattini, Riccardo Del Torchio (ma è già stato nominato per i Comuni medi), Beatrice Bova, Matteo Zantomio e Andrea Brenna. In pole, dicono, ci sarebbe Valerio Mariani, ma a quel punto verrebbe a mancare la quota rosa. L’unica che potrebbe garantirla sarebbe Beatrice Bova. Entrambi però sbilancerebbero l’Ato sul Partito Democratico, che avrebbe così tre consiglieri su cinque, considerando che il quinto, Magrini, lo potrebbe lasciare al centrodestra.

Civici più forti o nella mani del PD?

Il quesito è un po’ come quello: “E’ nato prima l’uovo o la gallina?”. Dipende dal punto di vista. Da quello dei vincitori la verità è che il presidente e i civici, con la doppietta (nascita di Eupolis in consiglio e partita Ato) escono più forti, il centrodestra spaccato e la Lega isolata nella spaccatura di coalizione. Dall’altra parte, quella del centrodestra, la nomina di Ato è stata giocata come se si stesse facendo la spesa in un suq arabo: “I civici mercanteggiano voti in cambio di posti – dicono – e a queste condizioni bene ha fatto Cassani a non scendere a patti”. In mezzo, però il dato politico resta uno: il Pd zitto zitto prende in mano leve di amministrazioni importanti e il centrodestra in questo momento è un flipper con troppe biglie in campo e fuori controllo.