Al Niguarda di Milano, trapianti di cuore e ricerca ai tempi del Coronavirus

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Trapianto di cuore all'ospedale Niguarda di Milano

MILANO –  L’ospedale Niguarda di Milano è una delle strutture che sono sempre rimaste in prima linea nella lotta al coronavirus: sia nell’affrontare direttamente la malattia, sia sul fronte delle altre terapie e delle operazioni da portare a termine anche nelle condizioni di emergenza determinate dalla pandemia senza dimenticare la ricerca. E d’altro canto proprio la riduzione dell’attività ordinaria dei nosocomi ha determinato conseguenze gravi e a volte mortali – solo nei prossimi mesi si potrà stabilire con certezza l’entità del fenomeno – per i pazienti a cui le cure sono state rimandate. Ne sono un esempio un trapianto di cuore e uno studio sui possibili danni permanenti provocati dal virus.

Grazie alla cosiddetta ‘culla della vita’ – un sistema portatile di perfusione del sangue del donatore di cuore che permette di conservare caldo e battente, cioè vivo, il muscolo cardiaco una volta espiantato prolungando il tempo necessario per il trapianto, è stata salvata la vita a un uomo di 45 anni. Al Cardiocenter dell’ospedale, sostenuto dalla fondazione De Gasperis, à stato possibile  un trapianto appunto con il cuore mantenuto battente e vitale per sei ore dopo il prelievo.

“Era necessario prolungare i tempi – spiega il direttore della Cardiochirurgia Claudio Russo – perché in questo caso il donatore presentava un nodulo sospetto al polmone e quest’apparecchiatura, permettendo di mantenere il cuore battente, ha consentito di far passare sei ore tra espianto e trapianto, invece delle quattro ore che sono il massimo per conservare un muscolo cardiaco in condizioni di ischemia, cioè senza sangue”.

Grazie al macchinario portatile, che funziona con un sistema di circolazione extracorporea, si è potuto procedere in sicurezza con le verifiche di laboratorio e gli esiti che hanno escluso la presenza di tumore. Decisiva l’integrazione tra le varie componenti ospedaliere. Il paziente che ha beneficiato del trapianto cardiaco era affetto da una cardiomiopatia molto grave ed era ricoverato in terapia intensiva.

Dall’inizio dell’anno al Niguarda sono stati eseguiti sette trapianti di cuore, di cui quattro nei mesi dell’emergenza Covid19. La fondazione De Gasperis sta raccogliendo fondi proprio per sostenere anche quest’attività.

Non è finita qui perché per capire se i danni polmonari e cardiaci prodotti dal Covid-19 sono permanenti e quali sono i meccanismi biochimici alla base di questi effetti è partito uno studio multicentrico europeo coordinato dall’università di Parigi-Descartes, a cui partecipa anche il nosocomio del capoluogo lombardo. Tra le complicanze cardiovascolari dell’infezione da nuovo coronavirus ci sono la sindrome coronarica acuta, la tromboembolia polmonare, la miocardite e i potenziali effetti aritmici del trattamento medico.

“Un punto caldo è quello degli effetti a lungo termine nei sopravvissuti all’infezione – osserva Alessandro Maloberti, uno dei ricercatori –. Purtroppo non è ancora chiaro se vi potranno essere dei danni permanenti a livello polmonare, cardiaco e vascolare. Fin dall’inizio della pandemia è apparso chiaro quante poche informazioni fossero disponibili e quante invece ne fossero necessarie, soprattutto se nei prossimi mesi dovesse esserci una seconda ondata”.

La necessità di fare ricerca su quanto accaduto e gli effetti a lungo termine ha spinto la struttura a creare un apposito gruppo di ricerca – Niguarda Covid  Research Group – che dovrà raccogliere i dati sui circa 1000 malati di Covid-19 seguiti. Il Cardiocenter  sta studiando i meccanismi biochimici alla base del danno cardio-vascolare, i mediatori dell’infiammazione e il ruolo della proteina spike, che apre la strada al virus nella cellula umana. I ricercatori valuteranno la frequenza cardiaca quale marcatore della regolazione cardiaca da parte del sistema nervoso centrale e le sue variazioni nell’ambito del ricovero e nel successivo follow-up, e la risposta del sistema cardiaco e vascolare alla tempesta citochinica ed infiammatoria determinata dall’infezione, che potrebbe causare un irrigidimento dei vasi e del tessuto del cuore. Insomma si agisce su più fronti: la clinica e la ricerca. Una strada che fa ben sperare.

Angela Bruno

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