Andrea Cassani, chi lo aspetta al varco

cassani gallaratre lega berlusconiani

Dice bene Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, che non vuole tirare a campare. Commendevole proposito se non fosse che le nuove condizioni politiche (Forza Italia senza più rappresentanza in giunta) non lo mettono al riparo da possibili rovesci: i berlusconiani hanno dovuto fare un passo indietro dopo i guai (drammi) giudiziari dei loro vertici e si sono risolti obtorto collo ad appoggiare l’esecutivo dall’esterno. Condizione che hanno dovuto subire dopo il diktat dello stesso primo cittadino che, già durante il consiglio comunale di mercoledì 29 maggio, aveva fatto balenare l’esigenza di discontinuità e il concetto che per i forzisti non c’erano altre soluzioni che accomodarsi fuori dalla giunta.

Le dimissioni di Isabella Peroni e Moreno Carù sono la conferma che Forza Italia a Gallarate è oggi all’angolo. Attenzione, però: il gruppo consigliare è composto per la quasi totalità da uomini che hanno sempre gravitato nell’orbita di Nino Caianiello, affrancati da conseguenze penali ma gravati da una contiguità politica ineludibile, pesante come un macigno. La loro è una condizione di minoranza, anzi, di sudditanza, rispetto agli alleati leghisti che possono oggi vantare uno strapotere altrettanto innegabile, al punto che Cassani ha indotto i due assessori forzisti superstiti (il terzo, Alessandro Petrone, è coinvolto nell’inchiesta Mensa dei poveri e si era già dimesso) a uscire di scena. Per quanto tempo i berlusconiani potranno sopportare di essere al traino del Carroccio e di Andrea Cassani, schiacciati dalle loro responsabilità morali e senza voce in capitolo?

Ma se mollassero la maggioranza, aprendo di fatto alle elezioni anticipate, finirebbero in una marginalità ancora più evidente, a tutto vantaggio della Lega. Che sotto sotto non aspetta altro per liberarsi dagli alleati e presentarsi da sola al giudizio degli elettori, con fortissime possibilità di successo.

Detto questo, se i leghisti e Cassani non hanno nulla da perdere sul versante elettorale sono ora costretti a dimostrare il loro valore amministrativo con la futura giunta. Decide il sindaco. Bene, ma con quali prospettive di organizzare un esecutivo che davvero gli permetterà di “non tirare a campare”? Sulla carta gli mancano tre assessori, due se tenesse per lui le deleghe all’Urbanistica. Tre nuovi amministratori che vorrebbe pescare, così ha dichiarato, dalla cosiddetta società civile. Una pesca difficile, a prima vista, date le condizioni generali e la cronica diffidenza della stessa società civile nei confronti della politica. Andrea Cassani sa di sicuro come e dove muoversi, ma sono in molti, a cominciare dai suoi avversari dentro la Lega e ai livelli più alti, ad aspettarlo al varco. Col fucile spianato ci sono le opposizioni di sinistra che, spesso, è vero, urlano alla luna, ma del loro berciare restano pur sempre gli echi e diverse ragioni.

Tutto ciò per dire che il futuro amministrativo di Gallarate è nelle mani di un sindaco che, fino a prova contraria, esce a testa alta dal ginepraio di vere o presunte corrutele che gli giravano attorno, ma che suo malgrado è obbligato a gestirne un altro di ginepraio, questa volta di natura politica e senza il salvagente di risultare estraneo, come nel caso delle inchieste giudiziarie, agli sbocchi che ne deriveranno. Per lui, per la Lega, per l’amministrazione, per la città.

Cassani gallarate lega berlusconiani – MALPENSA24