Asilo vecchio di Oggiona, Colombo replica ai social: «Fuori idee concrete»

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OGGIONA CON SANTO STEFANO – «Chi ha detto che oggi è tutto più semplice, che basta una semplice domanda e con il finanziamento dai privati il gioco è fatto, probabilmente ha informazioni migliori delle nostre. O forse ha delle conoscenze in soprintendenza che a noi sfuggono, visto che il funzionario che ha visionato lo stabile ha dato parere negativo alle nostre proposte, dichiarando che è soggetto a vincolo». Piero Colombo, assessore all’Urbanistica, ha così risposto oggi, lunedì 4 maggio, alla polemica sollevata sui social riguardo alla situazione dell’asilo vecchio di Oggiona. Con un invito all’autore: «Ci mettiamo al suo cospetto: se ha delle idee che possono essere realizzate siamo disposti ad ascoltare».

Anno di costruzione e vincolo

Colombo ha tracciato una cronistoria del fabbricato, che si affaccia sull’angolo tra via Macchi e via Foscolo ed è noto in paese come “l’asilo vecchio”: «Viene chiamato così perché è stato utilizzato come asilo sin dal 1909, anno in cui fu inaugurato. L’edificio risale al 1902 ma solo con successivi ampliamenti entrò in attività a tutti gli effetti; gli venne aggiunto anche un teatro, dichiarato agibile nel 1931. La struttura fu poi abbandonata in seguito alla realizzazione della scuola materna, resa possibile dalla tenacia di Don Paolo Gervasoni e dall’aiuto da diversi benefattori, che venne aperta nel 1967 ed è tuttora funzionante. L’anno di costruzione è fondamentale per valutare se un fabbricato rientri tra i Beni ambientali tutelati dalla relativa Soprintendenza, e quindi sia soggetto a un parere vincolante per la sua demolizione o ristrutturazione».

La ricerca svolta a fine 2018

«Nel caso specifico eravamo a conoscenza che, alla fine degli anni Novanta, è già avvenuto un sopralluogo in tal senso a opera dei funzionari della Soprintendenza», ha ricordato Colombo. «Sono passati circa 20 anni. Effettivamente, come indicato da un cittadino, i tempi sono cambiati: oggi abbiamo strumenti di finanziamento ben più flessibili e la collaborazione tra pubblico e privato è più semplice che anni fa. Facendo nostre queste giuste considerazioni, a fine 2018 ci siamo mossi per capire cosa potevamo fare con un operatore privato interessato a tale area. In seguito alla ricerca svolta per capire se l’edificio rientrasse o meno tra i beni ambientali, abbiamo preso come riferimento il d.l. n. 42 del 22 gennaio 2004: considera come tali gli edifici di proprietà pubblica la cui esecuzione risalga a oltre 50 anni, criterio poi esteso a 70. In questo caso è chiaro che li superi abbondantemente quanto ad anno di costruzione; la proprietà è diventata comunale in seguito».

I tre sopralluoghi con il funzionario dei Beni ambientali

«Per meglio definire il suo stato giuridico, nei primi mesi del 2019, con l’aiuto di Francesca Brianza, vicepresidente del Consiglio Regionale, siamo riusciti a fare tre sopralluoghi con il funzionario dei Beni ambientali», ha continuato l’assessore. «L’edificio è risultato avere un interesse culturale con l’emanazione di un vincolo; il parere è agli atti del Comune in protocollo al n° 3732 del maggio 2019, richiesto come documento di consultazione dall’attuale minoranza nel giugno seguente.
Nei diversi incontri abbiamo manifestato la volontà di demolire il fabbricato ed eventualmente recuperare, nella nuova costruzione, le strutture di valore storico e rispettando un’architettura similare, visto che l’attuale è fatiscente e pericolosa, con una destinazione di carattere sociale. Abbiamo ricevuto una risposta negativa: si può predisporre un progetto di tipo conservativo delle facciate, con delle soluzioni differenti all’interno. A causa dell’investimento piuttosto rilevante, non ha incontrato il favore dell’operatore; di conseguenza il progetto è sfumato».

Una targa sul nuovo stabile

«Vista la criticità del fabbricato, abbiamo dovuto metterlo in sicurezza per l’incolumità della gente che transita nelle vie adiacenti. Dal primo intervento della soprintendenza, a fine anni Novanta, al 2016, si sono avvicendate quattro amministrazioni; alcuni attori sono cambiati, altri invece sono durati per la maggior parte di questo lasso di tempo». Colombo ha perciò invitato il suo interlocutore sui social a farsi avanti: «Se avrà ragione, seguiremo la sua indicazione e non ne prenderemo gli onori; siamo disposti a collocare una targa sullo stabile nuovo che lo ringrazi del grande lavoro per il bene comune. Verificando la convergenza delle idee e della volontà di recupero, saremmo lieti se ci venisse a trovare e magari con il suo aiuto riusciremo veramente a togliere l’immobile dai vincoli introdotti dalla soprintendenza, riuscendo con il suo fondamentale apporto a risolvere questa problematica ultraventennale».

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