Asst Sette Laghi, professor Grossi in aiuto al Ministro della Salute contro il Covid-19

VARESE – C’è anche il professore Paolo Grossi, direttore delle Malattie Infettive dell’Asst Sette Laghi di Varese, tra i redattori delle linee guida “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2” emanate questa settimana dal Ministero della Salute.

Al fianco di Locatelli

Grossi, infatti, è componente del Gruppo di lavoro permanente “Quesiti scientifici relativi all’infezione da Coronavirus 2019-nCoV” istituito nel febbraio 2020 in seno al Consiglio Superiore di Sanità – Sezione III, coordinato dal Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, il professor Franco Locatelli, per far fronte all’emergenza Covid-19.

Curare il Covid a casa

«In questo mio ruolo cerco di mettere in campo sia le competenze specifiche di infettivologo, sia il vissuto quotidiano a contatto con i pazienti, ma anche con i medici di Medicina generale», spiega Grossi. «Una corretta gestione domiciliare dei pazienti è fondamentale, sia perché può migliorare di molto la prognosi, sia perché, riducendo la necessità di ricovero, consente agli ospedali di concentrarsi anche sulla cura delle altre patologie».

Nel novembre scorso, sulla scorta dell’esperienza acquisita nei primi sei mesi di pandemia, lo stesso Gruppo di lavoro aveva elaborato una prima stesura del documento, emanata come circolare ministeriale del 30 novembre 2020, finalizzata appunto a fare chiarezza sulla corretta gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19. Destinatari principali di queste indicazioni, medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta e medici delle USCA.

Anticorpi monoclonali

«Da allora, però, c’è stata un’importante evoluzione sul tema – continua Grossi – soprattutto con l’introduzione degli anticorpi monoclonali. Aifa e il dipartimento ministeriale di Prevenzione hanno quindi introdotto degli aggiornamenti che ci sono quindi stati sottoposti prima della divulgazione».

Proprio agli anticorpi monoclonali è dedicato un paragrafo del documento, in cui si ribadiscono le condizioni in base alle quali i medici di Medicina Generale possono segnalare un paziente per questo tipo di trattamento, che deve necessariamente essere somministrato in ambiente ospedaliero: «La selezione dei pazienti da trattare con anticorpi monoclonali è affidata ai medici di Medicina Generale, ai pediatri di Libera Scelta e ai medici delle USCA, anche se la prescrizione deve essere confermata dallo specialista», precisa Grossi.

In particolare, questa terapia deve essere riservata ai pazienti Covid con sintomi lievi o comunque moderati, insorti da non oltre 10 giorni, e con condizioni di particolare rischio di sviluppare la malattia in forma grave.

Cosa non fare

Più in generale, le linee guida approvate dal Consiglio Superiore di Sanità riassumono il corretto approccio terapeutico domiciliare: no agli antibiotici se non in presenza di una documentata infezione batterica, no ai corticosteroidi se non c’è necessità di ossigeno, no all’eparina se non negli allettati e no all’idrossiclorochina. Sì, invece, ad un monitoraggio costante delle condizioni, con particolare attenzione alla saturazione dell’ossigeno e alla somministrazione di farmaci sintomatici quali il paracetamolo o Fans.

«Purtroppo non esiste ancora una terapia mirata contro il  Sars-Cov-2 – conclude Grossi – ma in questi mesi le nostre conoscenze sul Covid sono cresciute, consentendoci di curarla con efficacia in molti casi. E’ però davvero decisivo applicare correttamente le indicazioni. In sintesi, abbiamo ancora poche armi, ma se le usiamo bene, evitando trattamenti inutili e intempestivi, ce la possiamo fare».

L’Oms chiama il dottor Ageno del Circolo di Varese. Per trovare una cura al Covid

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