Bonne chance, cara Sofia

pellerin sci goggia

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, vi confido volentieri che sono un appassionato sciatore. Come per la motocicletta, lo sci ha per me un importante significato: la libertà. Immerso in una magnifica natura, in mezzo alle gigantesche montagne, circondato dalla neve che, bianca e immacolata su pendii verticali, dà il senso della straordinarietà del creato, vi assicuro cari amici, si può davvero ritrovare la dimensione dell’uomo, la sua originalità e la sua anima infinita.

Un caro amico, già istruttore federale, mi ha consegnato con evidente grande esperienza la convinzione (che faccio mia) che la disciplina dello sci è uno degli sport più difficili poiché è un’attività fisica che si esprime soprattutto nell’adattamento. Intanto occorre dire che questi movimenti sono sostanzialmente isometrici ma generalizzati, cioè riguardano non solo gli arti inferiori, ma anche il busto, il dorso con la colonna vertebrale che viene sollecitata in modo a volte violento, ed anche gli arti superiori che devono compensare posizioni davvero impossibili e possono deviare eventuali ostacoli sul percorso, come rami, piccoli impedimenti o i famosi paletti delle competizioni.

Lo sciatore si deve adattare al clima poiché sciare in quota (dove la pressione parziale di ossigeno si abbassa in relazione all’altezza) e ad evidenti basse temperature impone al fisico una modifica del sistema cardiocircolatorio e del metabolismo. Si deve adattare alla neve poiché sciare su una pista battuta richiede una certa comprensibile fatica ma in neve fresca la faccenda è tutta un’altra cosa e la fatica si moltiplica a dismisura. Si deve adattare al pendio poiché mi pare facilmente comprensibile che la verticalità della discesa determina il grado di difficoltà. Il terreno non è mai omogeneo, buche, buchette, anfratti e a volte ostacoli imprevisti, rendono il percorso quasi sempre piuttosto complicato.

In compenso si viene premiati con la libertà dell’anima che potrà galleggiare fra aneliti di vento e sospiri sospesi sui rami colmi di neve, con la libertà del pensiero che si tenderà fra una cima troppo alta ed un’altra ancora più alta, con la libertà del corpo che si adatterà al paesaggio, si conformerà al pendio, e magicamente senza il peso della gravità, si troverà fiondato verso la valle in fondo giù da qualche parte, quasi volando senza ali. Cari amici vicini e lontani, in un momento di sicuro delirio mi è capitato di percepire gli sci come fossero i miei piedi, mentre si deformavano e si aggiustavano di continuo alla coltre bianca.

Nei tanti anni di questo sport ho conosciuto molti atleti. Ho conosciuto Gustav Thoeni, un grande signore della montagna che, come i più attempati ricorderanno, ha vinto su tutte le piste ed ha inventato il passo-slancio, una tecnica di curva che gli consentiva di aumentare la velocità ad ogni passaggio. Ho conosciuto Alberto Tomba, un corsaro della neve, che aveva una forza incredibile e che riusciva ad annientare il vantaggio degli avversari in una improbabile seconda manche rifilando agli avversari molti decimi ed anche secondi, tutti insieme. Entrava nella strettissima curva con il baricentro attaccato al palo ed il corpo da un’altra parte, recuperava la posizione impossibile ed usciva dalla parabola più veloce di come era entrato. Quando c’era con la testa non ce n’era per nessuno. Aggrediva la pista e la neve come un leone che insegue la famosa gazzella per restare vivo.

Non conosco di persona Sofia Anna Vittoria Goggia (29 anni), campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice della Coppa del Mondo di discesa libera nel 2018 e nel 2021 e di due medaglie mondiali. Ho visto molte sue imprese agonistiche e ne ho ammirato il carattere oltre alla tecnica. La famosa migliore linea di discesa che l’atleta deve intercettare, la più veloce permessa sugli arti inferiori che sembrano ammortizzatori impazziti ed anche dalla testa che deve restare lucida mentre lo stomaco ti entra in bocca, per lei non ha enigmi, è sempre la più dritta. Sofia aggredisce il pendio con la voracità dell’animale da preda, quasi superando i limiti imposti dalle leggi della natura, prendendo per questo dei rischi pazzeschi e riuscendo quasi sempre a polverizzare dei tempi incredibili. Ho detto “quasi sempre”. Poiché le famose leggi a volte impongono dei prezzi difficili da pagare.

Sei successi in questa stagione, quattro in discesa e l’ultimo sull’Olimpia delle Tofane di Cortina. Cari amici, quella delle Tofane è una discesa impressionante, con una verticalità da togliere il fiato ai più esperti. Con una pendenza straordinaria, incuneata fra dirupi minacciosi, con delle curve pazzesche e con le rocce troppo vicine che guardano impassibili. Il forte vento, la partenza ribassata al salto “Duca d’Aosta” quindi sul piano, i trenta secondi in meno della discesa hanno minacciato seriamente la corsa di Sofia verso la gloria. Come ha ben detto lei stessa, ha “cannato” un passaggio ma ha recuperato la linea “all’ultimo” con un’incredibile interpretazione del gesto atletico e, come i suoi più grandi predecessori, incurante dell’errore e della paura, è volata verso il traguardo. Ma il fisico ed i fantasmi erano in agguato.

La caduta a Garmisch, sul finire del gennaio 2021 con la frattura del piatto tibiale, aveva messo malauguratamente nel ripostiglio i Mondiali di Cortina. Ancora a Cortina, il Super G di domenica 23 gennaio, la discesa sempre al limite, la spigolata alla fine troppo angolata anche per lei, l’inevitabile caduta ad una velocità furibonda e il dolore che dal ginocchio arriva folgorante al cervello hanno messo in discussione la partecipazione di Sofia ai Giochi di Pechino che si apriranno il prossimo 4 febbraio. Con la forza d’animo che la contraddistingue, con la determinazione che le ha permesso di superare difficili prove, si è subito rialzata ed è scesa al traguardo sugli sci senza caricare l’arto sinistro.

La commissione medica FISI, presieduta dal dottor Andrea Panzeri, ha sottoposto la campionessa olimpica a una risonanza magnetica a entrambe le ginocchia ed a una TAC, le quali hanno evidenziato un trauma distorsivo al ginocchio sinistro, con una lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea. Il 24 gennaio è scattata la corsa contro il tempo: il ghiaccio per ridurre l’edema al ginocchio e la piscina per iniziare la fisioterapia. Ci sono 20 giorni per giungere al 12 febbraio e alla prima delle tre prove obbligatorie per la libera del 15. Sofia ci ha abituati a recuperi straordinari ma questa volta dovrà fare appello a tutte le sue capacità fisiche e psichiche. Sofia non molla mai. Lei stessa ha detto: “In Cina ci sarò”.

Cari amici vicini e lontani, termino queste note con le parole della campionessa affidate a un toccante post di Instagram: “Se questo è il piano di Dio per me, io altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo.” Bonne chance, cara Sofia!

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