Bonomi (Confindustria): «Il Paese ha retto grazie alla manifattura. Ora le riforme»

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MALPENSA – «È stato un anno tragico, difficile, ma ho avuto l’orgoglio di rappresentare la parte bella del Paese, quella che ha tenuto in piedi il Paese – così Carlo Bonomi, presidente nazionale di Confindustria, ospite speciale dell’assemblea di Univa all’hangar Sea Prime di Malpensa – eppure se lo dimenticano che se il Paese ha retto è perché il manifatturiero ha retto. È il nostro asset più importante da difendere». Dopo aver elogiato il presidente dell’associazione di Varese Roberto Grassi tributandogli il «coraggio di dire le cose che non funzionano», Carlo Bonomi rilancia il suo appello di un “patto per la crescita”: «Abbiamo un’occasione storica per fare le riforme, con il PNRR l’alibi delle risorse che non ci sono viene meno». Perché, ammonisce il capo degli industriali, «probabilmente torneremo al pre-pandemia a fine 2022. O cresciamo o non abbiamo le risorse per rientrare dal debito emergenziale».

Il “j’accuse” alla politica

«Fisco, previdenza, concorrenza, ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro». Bonomi elenca alcuni dei temi su cui l’Italia si è impegnata a fare le riforme. «Finalmente è l’occasione per togliere colli di bottiglia e fare un Paese più moderno. Considerato che nonostante tutto siamo sempre la seconda manifattura d’Europa. Se ci facessero lavorare, diventeremmo la prima». Ma il presidente di Confindustria non è ottimista sulle riforme: «Tutte difficilmente a rischio implementazione. Forse con l’avvicinarsi delle amministrative ogni partito ha messo la sua bandierina, ma l’idea del patto va proprio in quest’ottica. Non vediamo andare tutti andare nella stessa direzione. E vediamo uno scollamento tra ciò che succede sui territori e ciò che succede a livello nazionale». Detto nella provincia della Lega di governo, ha una sua potenza.

L’occasione della leadership

Del resto l’esito del voto tedesco, con «un’instabilità pari a quella italiana» che genera, per loro inconsueta, rappresenta «un’opportunità» per il Paese, secondo Bonomi. «Abbiamo un governo che ha credibilità europea e mondiale mai avuta prima d’ora – il riferimento è al ruolo del premier Mario Draghi – dobbiamo e possiamo assumere una leadership europea, di fronte a turbolenze non indifferenti. Capisco che la politica viva del consenso ma è un momento storico importantissimo. Se facciamo le scelte giuste possiamo innescare un boom economico, se le sbagliamo per piantare una bandierina condanniamo il Paese al declino. È il momento di andare tutti nella stessa direzione, di decidere se essere politici o statisti». Anche perché, aggiunge Bonomi, «stiamo indebitando i nostri figli. E quando ci chiederanno cosa abbiamo fatto nel 2021 io vorrò rispondere che ho fatto tutto quello che c’era da fare».

«Discutere di temi strategici»

Ma è la politica che deve fare uno scatto. Bonomi lo ribadisce quando parla del contesto internazionale, di «un’Europa impreparata alla “rivoluzione” critica che sta avvenendo, vaso di coccio come dimostrato in Afghanistan. E qui sul territorio c’è una filiera molto importante dell’industria della difesa. Si parla di difesa europea ma è difficile pensarla senza un presupposto di politica estera europea». E ancora, la Germania che rivede le catene del valore aggiunto dopo la pandemia: «Va fatta una riflessione sulle nostre PMI che fanno parte di quelle filiere. Una discussione che vorrei fare con qualcuno dei partiti di maggioranza e opposizione, ma sono più sensibili ad altre cose. Come sul cambio di paradigma della Cina, che da fabbrica del mondo sta riaccentrando le produzioni all’interno per prepararsi all’esplosione della domanda interna. Di questi temi però non riusciamo a discutere con nessuno». Insomma, il presidente di Confindustria invoca un dibattito politico più alto sui temi strategici e denuncia l’assenza di interlocutori.

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