La burocratica Europa e i vaccini. Chi vince, chi perde

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di Gian Franco Bottini

C’è un diffuso malcontento su come sta procedendo la campagna vaccinale, anche perché è oramai
chiaro a tutti che da lì passa l’unica strada per uscire da questa paludosa situazione sanitaria ed
economica. La ricerca delle responsabilità è l’argomento del giorno: da parte di chi attende da tempo e pensa di avere un diritto mai rispettato, da chi non può fare a meno del suo quotidiano mugugno e anche da chi strumentalmente usa l’argomento come clava politica. Le notizie, poi, provenienti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti non fanno altro che eccitare ancor più gli animi, ricordando come in quei Paesi era iniziata la vicenda covid: con Johnson e Trump a riderci sopra.

Alcune settimane fa, parlando dell’organizzazione vaccinale, dicevamo di temere che si stesse
cercando di fare una Ferrari che poi sarebbe stata usata come una ‘500. E per il momento ci pare di non avere sbagliato di molto. Se, cercando di guardarci in giro con obbiettività, ci pare di poter dire che la macchina organizzativa si possa ritenere sufficientemente “in strada”, di contro non possiamo negare che, sempre per restare in tema automobilistico, la sensazione è di assistere ad un Gran Premio, che da giorni gira con la safety- car davanti, per far finta che la corsa sia cominciata mentre, in effetti, per qualche motivo non prende mai velocità.

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Gian Franco Bottini

E la safety-car non è altro che la scarsità di vaccini e non certo, a nostro avviso, quella che ogni tanto emerge come la presunta lavativaggine di coloro che svolgono funzioni pubbliche, spesso accusati di fare l’ “ammuinna” con tanto fumo e poco arrosto. Si dice che la burocrazia richiesta da ogni operazione è troppo impattante e toglie il tempo alle operazioni mediche; si dice che in molte situazioni si privilegiano gli amici degli amici, si dice che alcune categorie sono state ingiustamente privilegiate. Probabilmente quasi tutto è vero, ma non certo da giustificare che in Usa e GB si stia inneggiando ad una prossima copertura dell’intera popolazione mentre da noi, a livello nazionale, ci dobbiamo accontentare di uno striminzito 40% degli ultra ottantenni vaccinati.

Il problema è più semplice e oramai chiaro a tutti. Mentre nei due suddetti Paesi la disponibilità dei vaccini non è mai stata un problema, da noi si è, ancor oggi, costretti a fare l”ammuinna”! Certamente i due citati Paesi, per mettersi in una situazione di vantaggio, hanno prontamente usato le leve a propria disposizione, mentre la burocratica Europa , oltre ad aver dimostrato una incapacità commerciale ( cosa ampiamente prevedibile visto che tale attività non è nelle sue corde), ha anche legato le mani ai Paesi come il nostro nel trovare anche soluzioni autonome. Si dice, con disappunto, che Usa e GB hanno giocato sporco usando il fascino dei quattrini e le maniere forti con le fabbriche di vaccini presenti sul loro territorio.

Si evita però di ricordare che, mentre ciò avveniva, la democratica Europa si attorcigliava nel “tirare sul prezzo” e nel litigare con i vari Governi per stabilire le quote di suddivisione dei vaccini; quote che, al momento, fanno ancora tragicamente rima con “vuote”. Il tutto avveniva in un contesto mondiale nel quale i morti giornalieri si contavano a diecina di migliaia e ciò che serviva era ben altro: un deciso e concreto intervento!

E non vale come scusante che, per rispettare la democratica convivenza dei Paesi europei, si esige
il rispetto di certe prassi e di certe regole, perché qualcuno potrebbe ricordare che, proprio su
questo aspetto, la “segretazione” dei contratti stipulati con le case farmaceutiche è un problema ancora da chiarire, viste le fosche perplessità che la cosa potrebbe creare.

Una vera “Europa dei cittadini” avrebbe sicuramente suggerito di affrontare il problema con ben altro atteggiamento, ben più vicino all’urgenza e alla gravità percepite dai cittadini stessi.
Si diceva che con la Brexit gli inglesi l’avessero “fatta fuori dal vaso” e che anche la maggioranza
degli stessi se ne fosse oramai accorta . Beh, pensiamo che, alla luce delle recenti vicende, un
riesame delle reciproche opinioni ci pare opportuno, essendo ormai chiaro che, in questo
momento, il risultato è il seguente: Brexit-Europa = 1 a 0.

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