Draghi al Quirinale? Il paradiso può attendere

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di Gian Franco Bottini

“Perché Mussolini rovinò l’Italia e come Draghi la sta risanando”, questo il titolo del nuovo libro di Bruno Vespa che, puntuale come ogni anno, conquisterà una lucrosa fetta delle strenne natalizie. La presentazione di ogni libro del Vespone nazionale è un evento che vede lo spintonarsi di molti“capi- bastone” della politica, affannati nell’accaparrarsi un posto a sedere in prima fila, vuoi per il prestigio della vetrina o vuoi per conquistare le simpatie dell’autore e  preferenziali comparsate nel prelibato “Porta a porta” di ogni sera.

Viene anche il sospetto che si voglia approfittare di una vasta platea dove poter smerciare dei messaggi puntuti ma sempre ”rettificabili”,  visto il tono casuale e falsamente svagato permesso da un ambiente a metà fra l’istituzionale e il salottiero. Anche quest’anno quella che è passata alle cronache, più che i contenuti del libro, è stata una serie di battute, tutt’altro che indifferenti, riguardanti la prossima nuova presidenza della Repubblica.

Sul “perché Mussolini rovinò l’Italia” non ci vorremmo soffermare perché qualsiasi nostra idea finirebbe giustamente affogata nella marea delle molte più accreditate opinioni che si sono intrecciate in questi ultimi 70 anni e che hanno trovato tutt’altro che una univoca convergenza. Ci interessa di più soffermarci sulla seconda parte del titolo:” e come Draghi la sta risanando.

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Gian Franco Bottini

Stranamente, e per motivi tutti da interpretare, questa seconda parte del titolo appare in copertina a caratteri estremamente più piccoli di quelli della prima parte. Quasi fosse una titubanza dell’autore! Premettiamo di essere dei convinti estimatori di Draghi ma anche di essere contrari a qualsiasi operazione di affrettata santificazione dell’Uomo. Per quello che ne sappiamo questi processi hanno un iter piuttosto lungo e complesso ma soprattutto si basano sulla certificazione di comprovati “miracoli”. Insomma, una cosa complicata quando c’è di mezzo la fede, figuriamoci quando c’è di mezzo la politica italiana.

Per i miracoli draghiani però c’è ancora da aspettare, ma obbiettivamente almeno la qualifica di “beato” Draghi se la merita. Se essa viene riconosciuta a chi si può considerare un accreditato intercessore presso l’Altissimo, con tutto il rispetto e le scuse per il paragone, nel caso specifico lo potremmo applicare ai rapporti dell’Uomo con gli “altissimi” dell’Europa. Obbiettivamente come non si può apprezzare il suo modo di tener insieme un governo dalle cento anime, la gestione di una pandemia che per il momento i fatti dicono stiamo controllando, il recupero del prestigio internazionale, le disponibilità economiche provenienti dall’Europa, l’equilibrata presa in carico dei molti danni creati anche dai più recenti governi? Tutte cose che certificano le qualità di Draghi e,  parlando del nuovo e futuro Presidente della Repubblica, a qualcuno anche da queste pagine fanno dire: ”chi meglio di lui?

Siamo però a metà del guado e potremo parlare di “miracoli” solo quando i finanziamenti europei diventeranno cantieri, quando fisco e giustizia potranno vedere almeno avviata la loro indispensabile riforma, quando “reddito di cittadinanza” e “quota 100” perderanno la loro fisionomia di frutto di uno scandaloso mercimonio politico e diventeranno strumenti socialmente ed economicamente utili al Paese, quando si capirà come risolvere l’equivoco di una Italia dove c’è il lavoro ma latitano i lavoratori, quando la pandemia sarà veramente “una normale influenza”.

E allora siamo noi a farci una domanda: ”chi meglio di lui?”; avendo la certezza che i precari equilibri, che Draghi gestisce con la sua presenza, franerebbero  di fronte ad improbabili elezioni anticipate o a più probabili governi di recente memoria, che ci ributterebbero nella palude nella quale eravamo finiti! Certo, l’elezione del Presidente della Repubblica è un passaggio importante ma, per usare un’immagine calcistica, rinunciare alla “punta” per fargli fare il “mister” non fa certo bene alla squadra soprattutto se si ha la certezza di non aver un valido sostituto in panchina. Le recenti esperienze del pallone ci dicono che senza il “bomber” non si vince!

Il calendario degli eventi e la nostra Costituzione non consentono artificiose soluzioni all’italiana e cambiare pilota a metà del percorso sarebbe la cosa più pericolosa e disastrosa da farsi. Si continui pure nel processo di santificazione, auspicando che i “miracoli” sperati si possano concretizzare,   che Vespa, nella prossima ristampa, possa scrivere l’intero titolo senza titubanze, che Draghi (non ce ne voglia se la pensa diversamente!) rimanga al suo posto, perchè: ”chi meglio di lui?” Il Paradiso può attendere!

Mario Draghi, chi meglio di lui?

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