Il “civico” San Gennaro e il prevosto di Busto Arsizio

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di Gian Franco Bottini

Se ci mancava un tassello per poter classificare il 2020 un “annus horribilis” ( o più prosaicamente, come si suol dire, “un anno di m…) questo ce l’ha messo San Gennaro, che nella sua ricorrenza si è rifiutato di far sciogliere il suo sangue: sia in prima che in seconda convocazione , quando persino le assemblee condominiali riescono in qualche modo ad andare a buon fine. E si, perché i napoletani, preoccupati per non aver ottenuto l’atteso “miracolo” nella funzione ufficiale della mattinata, devono aver fatto un bel discorsetto al loro santo di fiducia facendogli balenare la concorrenza di Padre Pio e, dandogli il tempo di pensarci su, organizzando sui due piedi una seconda opportunità riparatoria con una aggiuntiva funzione pomeridiana . Ma Genny ( Gomorra docet) non ne ha voluto proprio sapere e il miracolo non lo ha fatto, dimostrando di essere molto seccato con la città e senza alcuna intenzione di dare ai suoi concittadini molte speranza di un roseo futuro.

Le interpretazioni del non gradito evento si sono sprecate e la più pittoresca è sicuramente quella che fa risalire l’arrabbiatura del Santo ad una sorta di gelosia legata alla eccessiva recente “santificazione” di Maradona da parte del suo popolo. Curiosamente questa ipotesi pare avallata dalle spiegazioni fornite, in una trasmissione mattutina di Rai 1, da un importante uomo di cultura esperto di cose napoletane ( o’specialista) che ha definito Gennaro un “santo civico” perché popolare e fortemente legato suo popolo.

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Gian Franco Bottini

Indipendentemente da tutte queste pittoresche interpretazioni , quello che ci auguriamo è che il Santo si sia semplicemente scordato del suo impegno periodico o si sia ingarbugliato sulle date di un l’anno bisestile, ed eviti altri guai alla sua gente e forse anche a tutti noi. A noi, che del civismo siamo notoriamente ferventi assertori oltre che convinti propugnatori della sua attualità in questo momento politicamente confuso, il poter considerare il Santo napoletano “uno dei nostri” ha fatto naturalmente piacere. Così come grande piacere ed una importante iniezione di fiducia, senza per questo volerlo forzosamente e irrispettosamente arruolare , lo hanno fatto molte affermazioni del Prevosto di Busto in occasione di una sua benedizione natalizia.

Riferendosi alla nuova amministrazione che verrà, monsignor Pagani ha invitato ad “ abbandonare schemi vecchi ai quali non crede più nessuno” stimolando “chi ha doti, ad occuparsi della cosa pubblica, è un dovere”. L’invito è che , pur con visioni diverse, si uniscano le forze tenendo comunque presente che “la gente è meno sensibile a confusive alleanze di parte, non è più appassionata a schemi che una volta avevano una grande funzione, chiede programmi precisi, realistici, verificabili, su cui esprimere il voto”

Entrando poi nel merito dei rapporti umani fra amministrati e amministratori, monsignore ha invitato ambo le parti a” riconoscenza più che aggressività, moderazione nei giudizi, onestà dei pensieri, non populismi e demagogie”; ricordando anche che una esperienza difficile e in certi casi traumatica come quella che stiamo vivendo deve “ far crescere la condivisione, come in una famiglia” ritrovando “la solidarietà e l’intelligenza per portare avanti il senso della vita sociale”.

Concetti ed affermazioni che non solo trovano la nostra totale condivisione ma che, pur senza l’autorità di chi oggi li ha riproposti, sono quotidianamente nelle nostre affermazioni e, per quanto possibile, nei nostri comportamenti.

Aver avvicinato la vicenda di San Gennaro alle affermazioni di monsignor Pagani non ha voluto essere irrispettoso per nessuno dei due; ci è servito unicamente per dare dei contenuti alla definizione di “civico” del primo con l’autorevolezza delle affermazioni del secondo, sicuramente più rilevanti di quelle che avremmo potuto fornire noi. Buon Natale a tutti i nostri lettori.

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