L’ospedale unico, i due sindaci, il campanile. E le elezioni

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Prove tecniche di disaccordo tra Gallarate e Busto sull'opedale unico

di Gian Franco Bottini

Sindaci di Busto e Gallarate, ovvero la capacità di farsi del male: a loro e alle loro città. Questo il primo pensiero dopo aver assistito all’incontro, uso assemblea condominiale, avvenuto a Gallarate sul tema del “nuovo ospedale” fatto per rinvigorire il “già attuale ospedale unico di Busto e Gallarate”. Sindaci e Consiglieri delle due città si sono incontrati e quei poveri diavoli di cittadini, che si sono collegati in rete credendo di poter fare un passo in avanti nella comprensione dell’importantissimo progetto, ne sono usciti, oltre che confusi, con l’impressione che si stesse giocando una specie di partita a poker dove molti stessero barando.

Ci vuol davvero poco a capire che la partita era quella elettorale e che anche molti giocatori delle differenti città, pur se appartenenti allo stesso partito, non erano disposti nemmeno a farsi i soliti segnali “da scopa d’assi” per trovare una dignitosa sintonia negli interventi. Il povero cittadino, ingenuo e pragmatico, si è forse chiesto se i giocatori fossero adeguati oppure, per essere generosi, se dovessero almeno ripassare le regole, posto che tutti volessero giocare lo stesso gioco.

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Gian Franco Bottini

E così, giusto per semplificare le cose, viene da farsi una domanda: prendendo ingenuamente per buone le asserzioni per le quali questo ospedale interessa a tutti, si potrà arrivare al successo se le due città convintamente collaboreranno per l’interesse comune o, in alternativa, continueranno in un improduttivo braccio di ferro lasciando alla Regione il ruolo dell’arbitro? La risposta è sicuramente la prima (al netto delle negate ma certe “ragioni di campanile”), soprattutto se si verifica che le ragioni dei dubbi sono sostanzialmente identiche nelle due città: la viabilità, l’utilizzo dei residui vecchi stabili non recuperati, il numero dei posti letto, la medicina territoriale.

In mezzo alla confusione di divagazioni improduttive e di diffuse arroganze, il povero cittadino ha cercato di semplificare individuando il motivo del contendere nella diversa risposta data dalle due città ad una sollecitazione della Regione, tesa ad evitare una lunghissima e confusionaria consultazione popolare. Una sollecitazione che a Gallarate, come si è capito, non è mai uscita dalle segrete stanze del sindaco, mentre a Busto ha avuto una pronta, forse anche maldestramente affrettata, risposta da parte di un Consiglio comunale addirittura definito “d’urgenza”.

Una diversità di vedute e comportamenti che solo un ingenuo può pensare non risiedere nella diversa strategia elettorale dei due sindaci uscenti e alla ricerca di un affannoso rinnovo. Purtroppo però la cosa è anche il segnale di comportamenti istintivi, approssimativi, forse anche poco leali, certamente da parte di molti. Questa riflessione di per se potrebbe anche non preoccupare il cittadino, visto che presto potrà avere l’occasione elettorale di cambiare i protagonisti, senonchè il far emergere vere o presunte divergenze in un incontro di tale pubblicità può servire solo ad alimentare valide ragioni per chi volesse creare degli intoppi. E non ci riferiamo ovviamente ai nostri maldestri amministratori locali, ma ai tanti che, di Brescia, di Cremona o di altrove, hanno messo, con più “scioltezza” di noi, gli occhi sul “malloppo”.

Chiudendo il suo collegamento il cittadino, accortosi della confusione di idee in atto, si sarà sicuramente chiesto se quello al quale aveva assistito fosse un serio incontro di due importanti Comuni, programmato e concordato nel suo svolgimento e nei suoi obbiettivi, o semplicemente, data l’ora, fosse semplicemente un invito a prendere un the, invito poi “finito in vacca”per la caratterialità di qualche partecipante.

Allora la domanda viene spontanea: i due sindaci, costretti per reciproco interesse ad operare in sintonia, si sono sentiti prima di prendere tale iniziativa o quanto meno hanno ”congiuntamente” chiarito con la Regione le motivazioni, le soluzioni e i tempi della sua richiesta? La domanda è poi: data la cospicua presenza di consiglieri di ambo le città, i Presidenti dei rispettivi Consigli si sono parlati per concordare contenuti, prassi e obiettivi dell’incontro. La domanda è ancora: trattandosi anche di incontro congiunto delle due Commissioni sanitarie, i due Presidenti di commissione hanno fatto la medesima cosa?

Ognuno di essi lo poteva fare ma temiamo purtroppo che ciò non sia avvenuto, per calcolo, per leggerezza o per spocchia; in caso contrario qualcuno si sarebbe sicuramente reso conto che una tale riunione pubblica, organizzata alla “sperindio”, fosse l’ultima cosa da fare, per la presumibile dannosità dei suoi risultati.

Preoccupati si deve essere per i possibili contraccolpi, ma ancor più lo si deve essere per la superficialità, improvvisazione, personalismo, incomunicabilità, arroganza, furbizia, campanilismo che emerge diffusamente dalla vicenda. Sarà anche un luogo comune ma questa volta un vero “cambio di passo” ci sembra vitale; ricordando che alla fine si raccoglie solo ciò che si semina, ma che si può sempre scegliere con intelligenza cosa seminare. Anche in tempo di elezioni, se veramente si tiene, prima di tutto, al bene della propria città!

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