Con Mario Draghi muore la Terza Repubblica

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di Gian Franco Bottini

In queste caotiche giornate nelle quali le tre crisi in atto (politica, sanitaria , economica) si sono aggrovigliate e sovrapposte, si sta accentuando nel Paese uno stato di tensione e preoccupazione entro il quale si rischia di far esplodere una quarta criticità: quella sociale. Il Presidente Mattarella ha colto l’emergenza del momento e affidando a Mario Draghi l’incarico di formare un Governo, ha praticamente decretato il de profundis della Terza Repubblica.

Semplificando, per chi non si ricorda, la Seconda Repubblica iniziò intorno al 1994 sotto i colpi di Tangentopoli, la Terza all’incirca intorno al 2013 con l’esplosione dei 5 Stelle e la trasformazione del contesto politico da bipolare in tripolare, la Quarta ha da venire sulle macerie della precedente e avrà sicuramente grandi difficoltà di parto.

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GIan Franco Bottini

Una vita travagliata quella della Terza Repubblica, durante la quale Renzi premier, con un referendum costituzionale, provò a dare un assetto istituzionale più moderno, ma il tentativo, andato a vuoto, fu seguito da fatti e tribolazioni ben note. Fino ad arrivare ai giorni nostri, quando dire che il sistema partitico si è “ sfarinato” ci pare di non dir nulla che sia fuori dalla realtà.

Altro non si può aggiungere di fronte ad un Presidente della Repubblica costretto alla creazione di  un Governo la cui natura , parlando di uno stato in regime democratico come il nostro, significa una sorta di commissariamento della politica, oramai incapace di trovare in se stessa le sue ragion d’ essere ed a un livello di conflittualità partitica , anche sul piano personale, degno di un Consiglio Comunale di uno delle nostre valli

Il Presidente Mattarella , rivolgendosi direttamente alla gente, ha spiegato chiaramente i rischi e le difficoltà nelle quali il Paese incorrerebbe nell’andare in questo momento alle elezioni e rivolgendosi ai Partiti, con una espressione facciale inequivocabile, ha chiesto, in parole povere, di pensare alle difficoltà della gente e non alle loro convenienze (aggiungiamo noi!) anche personali.

Non sappiamo come finirà questa amara e pericolosa vicenda; essa comunque ci consente, già fin da ora, alcune evidenti considerazioni.
Renzi , rispetto all’opinione pubblica, ha la responsabilità di aver “fatto casino” e creata la crisi e di questo, a breve termine, pagherà probabilmente lo scotto in termini di consenso. Non si può comunque negare che alcuni punti da lui sollevati hanno dimostrato di avere una loro credibilità e consistenza, se è vero come è vero che hanno messo a nudo la debolezza di un Governo che non
ha retto al primo urto e non ha saputo, o peggio voluto, dare delle risposte.

La figura di Draghi, l’”uomo che ha salvato l’euro”, dovrebbe essere il simbolo di tutte quelle forze che nel corso della crisi hanno alzato come faro di riferimento l’Europa. Per questo, a destra o a sinistra che siano, sarebbe per loro sicuramente imbarazzante dirgli ora di no! Ma non solo. La situazione sta creando motivi di divaricazione nell’ambito dello schieramento giallo-rosso e di spaccature nell’ambito dei singoli partiti; un po’ meno nel PD, molto di più nell’ambito dei 5 Stelle, che sul consenso a Draghi rischiamo di esplodere.

Meglio non avviene però nel centro destra , dove la presunta compattezza rischia di andare a funghi, come del resto già avvenne ai tempi del governo Salvini-Di Maio. FdI infatti vuole monetizzare subito il suo presunto consenso con una chiamata al voto che ignora cinicamente le preoccupazioni del Presidente; F.I., di contro, vede in Draghi un terreno a essa molto congegnale; la Lega di Giorgetti ha da tempo espresso il suo gradimento su una ipotesi Draghi, scelta che toglierebbe il partito dall’isolamento europeo, mentre la Lega di Salvini deve gestire le residue idee di un sovranismo da Papete, oramai in disuso.

Questo confuso scenario avrà delle ricadute anche in sede locale, dove già sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà e l’impotenza dei partiti ad uscire dalla nebbia di un reciproco “arroccarsi”; così si spiega il loro affannoso richiamo di aiuto a quel “laico civismo” estraneo alle decrepite liturgie dei partiti stessi.

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