La pandemia cresce in America Latina. E crescono fame e povertà

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In un report diffuso alla stampa ‘Azione contro la Fame’ – organizzazione umanitaria internazionale dedita alla lotta contro le cause e le conseguenze della fame – avverte che la crisi economica connessa all’emergenza-coronavirus inciderà, inevitabilmente, sulla sicurezza alimentare di milioni di persone in America Latina. In sintesi – viene sottolineato – negli ultimi quattro anni, il numero delle persone denutrite era cresciuto di nove milioni. Entro il 2030 si prospetta una crescita senza precedenti e a breve termine 29 milioni di nuovi poveri.

In particolare, dopo una fase di graduali progressi nella regione, negli ultimi quattro anni, il numero delle persone denutrite era già cresciuto di nove milioni e le stime indicano che, entro il 2030, i livelli di fame potrebbero passare dal 7 all’8% della popolazione (67 milioni di persone) a causa dell’impatto della pandemia e della presenza di altri fenomeni come la siccità, in America Centrale, o le migrazioni come si evince dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite. “L’America Latina, a causa della pandemia, sta affrontando una crisi senza precedenti – dichiara Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame -. È come essere investiti da una ‘tempesta perfetta’: stiamo assistendo a una grave emergenza sanitaria accompagnata da una crisi socioeconomica, con una situazione di base complessa già prima dell’avvento del Covid-19″.

La contrazione dell’economia, l’informalità del mercato del lavoro e l’aumento della disoccupazione potrebbero, insieme, creare a breve termine 29 milioni di nuovi poveri nella regione secondo le stime della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Eclac).

Le “pentole comunitarie” in Perù

“In Perù, quinto Paese al mondo per numero di casi confermati, migliaia di famiglie rimangono senza cibo per giorni e percorrono chilometri per cercare alimenti. Inoltre, in molti sono tornati a ricorrere alle ‘pentole comunitarie’ all’interno dei quartieri, proprio come accadeva negli anni Novanta quando il Paese soffriva gli effetti di una grave crisi economica”, afferma America Arias, direttore dell’organizzazione Perù.

Prima della pandemia, nel Paese andino, il 20% della popolazione già viveva in una condizione di povertà e sopravviveva con lavori informali; con l’isolamento e l’impossibilità di spostarsi, centinaia di migliaia di persone vulnerabili si sono trovate in condizioni estremamente difficili. “Solo a Lima, un milione di persone della classe popolare e media ha sofferto una situazione di insicurezza alimentare. La diminuzione del reddito ha cambiato le abitudini alimentari delle famiglie, che hanno sostituito cibi più nutrienti e costosi (latticini, carne, frutta e verdura, pesce e frutti di mare) con altri più economici, più ricchi di grassi saturi, zuccheri, sodio e calorie”, aggiunge Arias.

Gli stracci rossi in Colombia

In Colombia, il Covid-19 – viene spiegato nel report – ha aggravato i problemi strutturali del Paese e, inoltre, ha reso ancora più “urgenti” i bisogni dei più vulnerabili. “C’è grande preoccupazione sia per una forma di povertà ‘nascosta’ che colpisce le classi medie sia per i sistemi sanitari, che sono sotto pressione per rispondere alla crisi, soprattutto nelle aree rurali e più isolate”, sottolinea Pilar Medina, vicedirettore dell’ente in Colombia, che pone anche l’attenzione sulla condizione di insicurezza alimentare legata ai bambini. “Il luogo più sicuro era, per loro, la scuola: quando gli istituti sono stati chiusi, i più piccoli si sono ritrovati senza quella razione di cibo che gli veniva consegnata – osserva Medina -.  In questo modo, per formulare una richiesta di aiuto, sono apparsi i primi ‘stracci rossi’ sulle finestre”.  Per il Paese, il Covid-19 è una ulteriore sfida, una emergenza nell’emergenza anche in ragione di migliaia di migranti e rifugiati che vivono nel perimetro dell’economia informale.

Malnutrizione in aumento in America Centrale

La disperazione cresce ogni giorno anche in America Centrale: qui il numero di casi di coronavirus è in aumento e le conseguenze del Covid-19 colpiscono duramente la popolazione più vulnerabile. “La pandemia ha causato un aumento del numero di bambini con malnutrizione acuta, ha paralizzato le esportazioni e ha aumentato il numero di lavoratori informali, che ora costituiscono il 70 % della forza lavoro del Paese”, spiega Miguel Angel Garcia, direttore di Azione contro la Fame in America Centrale.

Contro ogni previsione, le rimesse, che erano diminuite dall’inizio della pandemia, sono tornate a crescere nel mese di giugno grazie alla solidarietà dei migranti che vivono negli Stati Uniti. “In Guatemala, sono la principale fonte di reddito del Paese: nell’ultimo mese hanno raggiunto i due miliardi di dollari. Una circostanza che ha permesso alla popolazione guatemalteca di non cadere in una situazione di maggiore vulnerabilità”, rimarca García.

Azione contro la Fame risponde all’emergenza

Le esigenze della popolazione sono diverse, pertanto Azione contro la fame spiega nel suo rapporto di avere adattato una specifica risposta adeguata alle esigenze di ciascun Paese. In Perù, lo staff dell’organizzazione ha distribuito 40.000 chili di cibo donato dal settore privato e dalle istituzioni peruviane. Inoltre, il personale sta collaborando con il Ministero della Salute sul tema della prevenzione del virus attraverso campagne di sensibilizzazione e la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e prodotti per l’igiene. In Colombia, continua a fornire cibo e a monitorare lo stato nutrizionale dei bambini nelle zone di confine e lavora, in tema di prevenzione delle malattie, con sessioni di sensibilizzazione all’igiene e fornitura di kit in aree urbane molto popolate, come quelle situate nella città di Bogotá. In Guatemala e Nicaragua, la formazione in tema di disinfezione delle strutture sanitarie e la consegna degli alimenti sono altre iniziative intraprese nella zona.

Strategie mirate, politiche di buon senso, celerità di intervento. Ma alla base il principio di solidarietà, che si è tutti uguali nel mondo e si può e si deve aiutarsi.

Angela Bruno

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