Brusa la Gioeubia, brusa!

Ultimo giovedì di gennaio, è il giorno della Gioeubia, o Giobbia, o Giobia, a seconda della città o, addirittura, del quartiere di riferimento. Tradizione principalmente bustocca, che si è poi diffusa in molte altre località del Varesotto e dell’Alto Milanese a evocare la fine dell’inverno. Una festa identitaria immarcescibile, nonostante l’incalzare di nuovi abitudini ed eventi che hanno via via cancellato molti degli appuntamenti collettivi del passato.

La matrice contadina e il significato propiziatorio di “bruciare” l’inverno con il rogo della vecchina, hanno però modificato la loro traiettoria, finendo per assumere altre cifre, prossime a una società che è andata evolvendo. Oggi i falò inceneriscono personaggi noti, quasi sempre politici, nazionali o locali. Assumono il valore di esorcizzare guai e inadempienze pubbliche con il fuoco, benché i fantocci che vanno al rogo siano quasi sempre ben identificabili. Così che satira, ironia e scherzo rischino di girarsi in politica. Come accadde un anno fa, proprio a Busto Arsizio, con la raffigurazione di cartapesta di Laura Boldrini, allora presidente della Camera. Si era in prossimità delle elezioni e ne scaturì una canea funzionale al voto. L’idea di bruciare la Boldrini venne ai Giovani Padani che, a quanto pare, replicheranno quest’anno, sempre con l’esponente di Leu. Dodici mesi fa la prese male, lei, assieme ai suoi sostenitori di sinistra. Da non credere, dato lo spirito goliardico che legittima la Gioeubia.

Ma, si sa: l’ironia o, meglio ancora, l’autoironia non sono qualità che oggi vanno per la maggiore. Anche in ambito locale, dove suscettibilità e permalosità, conditi da una certa dose di presunzione, gonfiano l’ego di molti politici. Che si ritengono intoccabili: se sfiorati dalle critiche, si imbizzarriscono e, addirittura, sbattono le porte in faccia. Sorte toccata a noi di Malpensa24 (Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio, ci vede come il fumo negli occhi al punto di chiuderci immotivatamente tutti i canali municipali di informazione), ma anche ai colleghi di altre testate che non sono omologati al capataz comunale di turno di altre città. Una situazione che calpesta qualunque considerazione sulla libertà di stampa, che sembra un concetto appunto finito al rogo. In questo modo la pensano molti sindaci e amministratori, e anche molti tromboni dei partiti in senso trasversale, pronti a pontificare sulla trasparenza e sul diritto all’informazione, lesti però a nascondere la testa sotto la sabbia quando c’è da prendere posizione.

Ecco, con la Gioeubia noi vorremmo mandare al rogo tutto ciò, un enorme falò, dove le ipocrisie e i personalismi, le arroganze e le impuntature, i calcolati silenzi e le interessate complicità di molti vadano in cenere. Perché non se ne può più di sindaci che alimentano climi di tensione e spesso minacciano, con lo scopo di aprire succursali dei loro uffici stampa dentro i giornali. Né si può accettare che impongano la mordacchia alla stampa, con il sostegno interessato di una politica politicante che ha un solo obiettivo: salvare le proprie terga.
E allora, brusa la Gioeubia, brusa!

Gioeubia falò busto – MALPENSA24