Il brutto di vivere a Busto

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La Regione dà a Busto 100 mila euro da investire per l’attrattività e il Comune li dirotta sulla piazzola ecologica. La notizia a dir la verità ci ha subito sorpreso. Ma nel riportarla, dandole spazio su Malpensa24, la scelta fatta è stata quella di attenersi alla pura cronaca e alle dichiarazioni dell’assessore. Certo, ci siamo chiesti anche noi quanto una discarica, un po’ più grande e un po’ più ordinata, non in centro città ma nello sperduto dedalo di vie della zona industriale, possa incidere sull’appeal di Busto e quindi richiamare investitori a frotte. La domanda è rimasta sospesa. Finché non abbiamo intercettato il post dell’assessore Paola Magugliani, la quale dopo aver condiviso il nostro articolo, ha aggiunto l’hastag: #ilbellodivivereabusto. A quel punto però la sorpresa è diventata stupore. Davvero il bello di vivere a Busto è una discarica un po’ più grande e un po’ più ordinata? Se lo è chiesto anche il popolo di Facebook, al quale è apparsa piuttosto strana l’equazione discarica sistemata = città più attrattiva. In effetti non si può dare torto all’assessore quando, rispondendo a un commento, scrive che spiegare le ragioni di quel bando non è semplice.

Già, sarebbe stato più facile comprendere se quei soldi fossero serviti per realizzare il centro cottura in zona industriale. Struttura che magari non avrebbe catturato turisti, ma sicuramente reso più attrattiva, per imprenditori, operai, dipendenti e clienti, l’area produttiva. Ma così non è stato. E va bene, del resto sui soldi “donati”, pochi o tanti che siano, non “ci si sputa sopra”. Come va bene che ora Busto avrà un’area ecologica.

Facciamo invece più fatica ad accettare quell’hastag, che andrà anche tanto di moda, ma che messo lì stona, stride e per reazione istintiva fa pensare piuttosto al brutto di vivere a Busto.

Per fortuna però non è così. Perché in città motivi per usare, meglio, quell’hastag, del resto non mancano. Lo testimoniano le tante attività di altro segno, culturali, imprenditoriali, sociali, sportive, ricreative che, queste sì, danno il senso del bello alla città. Anche per merito innegabile dell’amminstrazione di Palazzo Gilardoni. Che a volte per trance agonistica sbaglia misura.

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