Busto, dal packaging alla produzione di mascherine: la storia della BC Boncar

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BUSTO ARSIZIO – Dal packaging per accessori di lusso alla produzione di mascherine utili in questa situazione di emergenza coronavirus. Quella della BC Boncar è la storia di una riconversione virtuosa della produzione. L’azienda bustocca, fondata da Paolo Bonsignore e Anna Laura Carella, marito e moglie (nella foto sotto), da giorni ha riassettato le linee produttive per adeguarle all’emergenza: realizzare mascherine. «Abbiamo sentito molti nostri fornitori e clienti che stanno nelle province più colpite. Ascoltato i loro racconti drammatici e le difficoltà che hanno nel dotare i loro dipendenti degli strumenti di protezione dal virus – racconta Anna Laura Carella – e a quel punto abbiamo iniziato a cercare tra i nostri materiali quello che ci sembrava più adatto per far partire la produzione di mascherine. L’abbiamo trovato e così abbiamo dato vita una mini produzione per capire se potevano funzionare».

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I primi test

Parte dall’emergenza, ma anche dalla voglia di dare un aiuto concreto ad affrontare e superare la grande crisi sanitaria, l’inaspettato capitolo imprenditoriale della BC Boncar. Una storia che ha inizio da un test, «perché noi facciamo tutt’altro. Abbiamo due linee di produzione – spiega la fondatrice – una dedicata ai sacchetti di tessuto per gioielli, occhiali e accessori d’arredo e una di cartotecnica per il packaging più tradizionale. Ma davanti alle storie che ci hanno raccontato le persone che lavorano con noi abbiamo pensato che avremmo potuto fare qualcosa di utile per questo momento». E così, tra i rotoli di stoffa che in tempi di normale produzione diventano contenitori per oggetti di lusso, Paolo Bonsignore e Anna Lauta Carella trovano un materiale che potrebbe essere quello giusto. «Abbiamo avviato una piccola produzione, ascoltato le esigenze di chi ha bisogno di aiuto e cercato di realizzare uno dei prodotti al momento più ricercati, ma che fosse anche funzionale».

Dall’ospedale di Busto al carcere di Rebibbia

Certo i tempi sono davvero stretti e le mascherine della Bc Boncar al momento non hanno ancora le certificazioni e i requisiti per essere catalogati come dispositivi medici. «Però abbiamo potuto appurare che hanno funzionato per proteggere i nostri fornitori e clienti che ne erano sprovvisti». A quel punto i due imprenditori provano a contattare anche altre realtà in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. E tra questi anche anche l’ospedale di Busto Arsizio: «Abbiamo contatto l’Asst, chiesto se le nostre mascherine potevano essere utili – continua Carella – non per il personale medico, poiché non certificate, ma per chi lavora in amministrazione. E così, grazie a un’iniziativa privata spontanea nata all’interno dell’ospedale, abbiamo fornito loro le nostre mascherine. Che ora sono richieste anche fuori provincia». Carella racconta ad esempio che ora stanno producendo una partita importante per il carcere di Rebibbia e per diverse realtà della bergamasca.

Produzione e ricerca

Le richieste stanno crescendo, ma accanto alla produzione non si ferma neppure la ricerca. E soprattutto è nata una rete di imprese che ha iniziato a collaborare a questo progetto mettendo ognuna a disposizione le proprie competenze per continuare a migliorare il prodotto. «Siamo in contatto con altre aziende e con alcuni fornitori – continua Carella – stiamo attualmente valutando diversi altri materiali ancora più efficaci rispetto a quelli che abbiamo utilizzato inizialmente. Siamo tutte piccole realtà produttive che abbiamo deciso di metterci a disposizione per dare un aiuto concreto. E in questo momento non è il guadagno che ci spinge a produrre, poiché cerchiamo solo di coprire i costi, ma la volontà di aiutare più persone possibile».

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