Busto, il dg Porfido: «Il virus rallenta. Primi letti liberi negli ospedali dell’Asst».

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BUSTO ARSIZIO – I primi posti letto Covid liberi, il presidio di Gallarate ormai prossimo a tornare all’attività ospedaliera pre-coronavirus, ma anche le prime riflessioni su come il sistema dell’Asst Valle Olona ha risposto, modificando organizzazione e logistica, allo tsunami pandemia. E, infine, non per questo meno importante, gli “insegnamenti” che ha lasciato (e lascerà) questa crisi sanitaria in prospettiva del nuovo ospedale. Questi i temi affrontati dal direttore dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido.

Direttore Porfido, i numero ufficiali del contagio a Busto non scendono. Eppure mentalmente la busto ospedale porfido direttore generalequestione Covid sembra aver switchato sulla Fase 2, ovvero linea discendente e focus sulla ripresa. Dalla situazione dell’Asst Valle Olona arrivano conferme in tal senso? 
«In linea di massima dobbiamo ancora parlare di una costanza di numeri sotto l’aspetto degli accessi. Però ci sono due indicatori positivi: il primo è che si è fermata la crescita. E’ vero si continua a restare su quello che è il plateau della linea gaussiana, che rappresenta graficamente l’andamento dei contagi, ma da lì non si sale. Anzi, lentamente si scende. L’altro indicatore, forse ancor più significativo è che dopo 40 giorni di emergenza iniziamo ad avere i primi posti letto liberi nei reparti Covid».

Quaranta giorni di emergenza e di rivoluzione logistica dell’Asst. Grandi cambiamenti, forse poco percepiti all’esterno, ma che hanno davvero stravolto l’assetto di tutti i presidi territoriali. Per quanto ancora?
«L’organizzazione dei presidi rispecchierà l’andamento della situazione. Difficile fare previsioni in questo momento. Posso dire che stiamo programmando il ritorno all’attività ospedaliera pre Covid per l’ospedale di Gallarate, che prevede, tra le altre cose, anche la sanificazione. E che sull’ospedale di Saronno abbiamo dismesso il primo reparto dedicato al coronavirus, poiché abbiamo dimesso una serie di pazienti e trasferito in altre strutture altri».

E a Busto? 
«Per ora manteniamo l’assetto che abbiamo raggiunto. Il presidio bustocco nella pianificazione complessiva ha svolto il ruolo di hub rispetto agli altri presidi del territorio, che abbiamo cercato di mantenere il più a lungo possibile “leggeri” proprio per rispondere anche alle altre esigenze sanitarie. Se però la decrescita continua, quello di Busto sarà il prossimo presidio a riavere il normale assetto. Saronno sarà l’ultimo, poiché la risposta data in termini di riorganizzazione ha seguito in parte anche la diffusione territoriale del virus, che ha avuto e in parte presenta tutt’ora elementi di criticità a Milano e provincia».

Per fare un’analisi più approfondita sulle strategie adottate forse è presto. C’è però un dato di fatto: in un mese mezzo l’intera azienda è stata “ribaltata”, sotto il profilo logistico, ma anche professionale.
«Vero. Tutta l’azienda ha mostrato la capacità di adattarsi alle esigenze imposte dall’emergenza. Situazioni di questo tipo si possono programmare, ma poi servono le persone. E tutti i dipendenti dell’Asst, dagli amministrativi, ai medici agli infermieri hanno dimostrato grande professionalità nell’affrontare una situazione davvero complessa».

Veniamo alla questione tamponi. Non sono mancate le polemiche, soprattutto riguardo al personale medico sanitario. Perché vi siete fermati con gli esami?
«La verità e che nel corso di un’emergenza la pianificazione è importante, ma può essere stravolta dalla realtà, che evolve. Sui tamponi. Li abbiamo programmati a partire da coloro che operano nelle aree ospedaliere più a rischio. Seguendo una serie di accorgimenti. Ovvero, tenendo conto che i tamponi vengono fatti anche agli ammalati e che è inutile andare a sovraccaricare i laboratori, tanto più che i reagenti sono scarsi. Inoltre abbiamo dovuto ritarare la programmazione, poiché sono iniziati gli esami anche nelle rsa. Insomma si è creata una situazione nuova, che ci ha costretti a ricalibrare il piano. Ecco questa è la verità, al di là delle polemiche».

Un’ultima domanda sull’ospedale unico, progetto che per necessità e stato accantonato e che nelle prossime settimane verrà ripreso. Quali indicazioni ha dato l’emergenza, che magari non erano state considerate e che ora entreranno nel documento programmatico del nuovo presidio ospedaliero? 
«Non poche. La prima è prevedere una seconda rianimazione”dormiente”, e pronta a essere attivata, accanto a quella già prevista in caso di emergenza. Un’area che durante la normale attività potrà essere destinata ad altro, ma già predisposta. Verrà rivisto anche il tema degli arredi, la presenza di differenti percorsi per il nuovo pronto soccorso così da permettere soluzioni di isolamento in caso di necessità o la predisposizione degli impianti che consentiranno di regolare la pressione anche negativa anche in altri ambienti, oltre che nella Rianimazione e nelle sale operatorie dove già previsto.

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