Busto, il Pd dialoga con tutti: «Coalizione alternativa ad Antonelli entro Natale»

BUSTO ARSIZIO – «Un’alleanza con il M5S? Ci confrontiamo con tutte le forze alternative al centrodestra, non per proporre un cartello elettorale fine a se stesso ma per costruire un’alleanza che si basa su una visione comune della città, sui temi concreti. A prescindere da questioni nazionali e senza per forza fare paragoni con altre realtà, come Legnano e Saronno, dove il centrosinistra ha vinto le elezioni». È questa in sintesi la strategia con cui il PD di Busto Arsizio, nelle parole del suo segretario cittadino Paolo Pedotti, si sta avvicinando alla tornata amministrativa della prossima primavera. In attesa che il sindaco Emanuele Antonelli sciolga la riserva, e che il centrodestra chiarisca se marcerà compatto alle urne, la coalizione “rivale” ancora è un work in progress. «Il quadro sarà definito entro Natale» assicura Pedotti. Il candidato sindaco? «Avremmo voluto fare le primarie, ma con il Covid sarà difficile».

Il Movimento Cinque Stelle non ha preclusioni nei vostri confronti. Ma a che punto è la situazione in vista delle prossime elezioni, che si avvicinano?

«È in corso un confronto con tutte le forze alternative all’attuale maggioranza: dai Cinque Stelle e Busto al Centro a tutti i partiti che sono all’esterno del consiglio. Un confronto su temi, che si pone l’obiettivo di capire, entro Natale, se è possibile trovare una visione comune della città, e un progetto politico da proporre. In consiglio non sempre i momenti di confronto hanno portato a conclusioni simili, ma ci hanno visto sottolineare alcuni miglioramenti che potrebbero essere apportati nell’ottica di una città più aperta, ecosostenibile e indirizzata alla rigenerazione. Ambiente, vivibilità e attrattività della città».

Non per forza un “tutti contro il centrodestra”?

«No, non crediamo in una coalizione ampia solo per essere alternativi ad ogni costo, ma per rilanciare la città sia nell’immediato del post-Covid, sia in una prospettiva di medio-lungo periodo che ci sembra trascurata dall’attuale amministrazione. Di certo la compatibilità politica con le altre forze, che stiamo cercando di verificare, prescinde dal livello nazionale e dalle attuali tensioni, che ritengo del resto normali quando si affronta un piano epocale come il Recovery Fund. Il confronto è a livello locale: se si formerà una coalizione anche ampia, sarà un’alleanza per Busto e sui temi che toccano Busto».

Forse è più facile trovare un punto di caduta sui temi di Busto che non sul Recovery Fund?

«Non sempre… ma l’urgenza c’è».

Rispetto allo schema del 2016, quando si diede spazio ad una lista civica che esprimeva il candidato sindaco, il Pd avrà un ruolo più centrale, come anche a Legnano e a Saronno?

«Non farei paragoni con gli altri comuni, dove le dinamiche e le forze politiche sono diverse. Ma a Busto, rispetto ai percorsi delle due ultime tornate amministrative, se si vuole costruire un’alternativa, il Pd, che è una forza che incarna una volontà di cambiamento testimoniata dai risultati elettorali anche nazionali, deve svolgere un ruolo importante. Che non sarà certo a vocazione maggioritaria, ma di guida di una coalizione plurale, dove anche le forze civiche troveranno una propria rappresentatività. Per governare la città, qualcuno si deve fare carico di coordinare e di avere leadership e noi, che siamo minoranza da 20-30 anni, abbiamo le carte in regola».

Busto è anche l’unica tra le grandi città del Varesotto e dell’Altomilanese in cui il centrodestra dal ’93 in poi non è mai stato scalzato. Legnano e Saronno sono modelli replicabili o perlomeno vi danno qualche speranza in più?

«Relativamente. Sono città che, come Gallarate, hanno già avuto amministrazioni di centrosinistra, con una coalizione che ha già dimostrato di saper governare, e questo ha pesato sulle scelte dei cittadini. Busto è una realtà a se stante: non solo il centrosinistra non ha governato, ma negli ultimi 5-10 anni le forze di opposizione non sempre hanno saputo fare fronte comune. Ecco perché il nostro tentativo non è costruire un cartello elettorale fine a se stesso, ma avviare un percorso sincero orientato a costruire un’alleanza che può trasformarsi in amministrazione ma anche in un’opposizione incisiva sui temi».

Il prossimo passo è trovare un candidato sindaco?

«Prima di Natale contiamo di avere un quadro definito, anche perché il primo obiettivo è uscire dalla pandemia, al di là della sfida elettorale. Il candidato è importante, innanzitutto bisogna capire come lo si seleziona. Occorre verificare la fattibilità delle primarie, che per noi erano un’opzione interessante, soprattutto alla luce dell’evento delle Sardine, da cui erano emerse voglia di partecipazione e istanze da raccogliere. Ora però con il Covid la situazione è difficile per tutti e pensare a organizzare le primarie non è semplice».

Su Accam il centrodestra vorrebbe coinvolgervi nel piano di salvataggio, c’è il rischio di prendere una posizione diversa da quella del M5S?

«Ci siamo già confrontati. Prima di tutto c’è da capire quanto regge Accam e quale piano verrà elaborato, perché ad oggi non c’è ancora. Le nostre posizioni non sono del tutto incompatibili: per noi il confronto deve proseguire, ma arrivando alla cessazione dell’inceneritore, seppur non immediata ma flessibile, e ponendosi il tema di come governare lo smaltimento dei rifiuti, valutando un’alternativa che sappia guardare al paradigma dell’economia circolare».

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