Busto, la “protesta pacifica” di ristoranti e bar che non aprono. «Dateci i ristori»

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BUSTO ARSIZIO – Poche adesioni a “Io Apro“, a Busto bar e ristoranti scelgono la via della “protesta pacifica”. Cartelli in vetrina per sensibilizzare sulla situazione di difficoltà che stanno vivendo, a causa del lockdown, ma senza andare contro le regole e le restrizioni. A promuovere l’iniziativa è stato il network “Schiariamocileidee”, che raduna 14 locali in città. «I contagi crescono anche senza di noi – si legge sulle vetrine – o tutti chiusi o voglio lavorare anch’io». Le luci rimarranno accese per sensibilizzare i cittadini.

La “protesta pacifica”

«Tutti quelli del nostro gruppo hanno aderito, ma anche altri – rivela Enzo Giuliano, titolare del “Dieci” di via Martiri di Belfiore e portavoce di “Schiariamocileidee” – non siamo contro la protesta di “Io Apro”, ma non ne condividiamo la modalità. Così abbiamo scelto di farci sentire con una “protesta pacifica”. E non finisce qui, organizzeremo altre mobilitazioni».

«Io Apro? Meglio una serrata»

Massimiliano Correale nel suo ristorante Les Lumieres

«Siamo nella disperazione più totale, siamo partiti a marzo con i colori dell’arcobaleno di #andràtuttobene e siamo rimasti solo con i colori rosso e arancione delle chiusure – lo sfogo dello chef Massimiliano Correale, titolare del ristorante “Les Lumieres” in via Milazzo a Sant’Edoardo – non aderiamo a “Io Apro”, non ci sembra coerente. È da capire la rabbia, ma invece di riaprire contro le regole sarebbe meglio chiudere tutti. Una serrata unica di tutto il settore, con uno sciopero fiscale per capire se lo Stato italiano si ricorda che esistiamo anche noi». Eppure lo stato d’animo è intriso di pessimismo: «C’è rabbia, delusione, ma soprattutto si percepisce la distanza dalla realtà da parte della politica. Che non fa nulla per evitare le proteste».

«Abbandonati a noi stessi»

Perché per il ristoratore «il problema di fondo sono i ristori» più che le chiusure. «Quelli che arrivano non bastano a compensare nemmeno una parte delle perdite che abbiamo, e vanno subito in tasse e bollette da pagare – protesta Massimiliano Correale – se non si trova una soluzione per le bollette, gli affitti, le spese, le tasse, che non sono state cancellate ma solo positicipate, non ne usciremo mai. Perché l’asporto compensa solo una parte delle spese». Il timore è che, «nella confusione e nell’incertezza», le imprese della ristorazione non riusciranno a stare in piedi: «C’è da chiedersi se conviene salvare le nostre attività o mantenere un domani tutti, noi e i nostri dipendenti, con il reddito di cittadinanza».

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