Busto, troppi morti sulle strade della zona industriale. Ora serve più sicurezza

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BUSTO ARSIZIO – L’ha vista cambiare dal 2001 a oggi. E ancora se la ricorda quando era una landa isolata e desolata. «Mentre oggi è conosciuta anche da chi ha voglia di venire a camminare e a correre. Finalmente i bustocchi, e non solo chi arriva qui per lavorare, hanno scoperto la zona industriale». Chi parla è Camilla Pensa, una delle poche residenti nella zona produttiva di Busto. Lei ci abita da quasi vent’anni e da tempo si batte per avere più sicurezza sui lunghi rettilinei della zona industriale. Ma anche per far “crescere” la seconda vita, che questa zona di Busto riscopre di avere nei fine settimana quando i capannoni sono quasi tutti a riposo, ma anche nei giorni lavorativi.

La tragedia che si è consumata un paio di settimane fa sull’asfalto di questa zona di città ha riportato d’attualità una serie di temi cari a Camilla Pensa. Che lì mette sul tavolo, senza toni polemici, ma solo con la volontà di fare «proposte utili a migliorare un pezzo di città» che lavora e che è diventato un posto dove fare sport all’aria aperta. E che il suo tono è propositivo Camilla Pensa ci tiene a sottolinearlo bene, «perché le diatribe sterili non portano da nessuna parte e sono inutili. Io invece ci tengo che qualcosa venga fatto concretamente per questo luogo e per queste strade».

Cosa? «Ad esempio si potrebbe tracciare una sorta di corsia ciclabile, in modo che si possa vedere con chiarezza dove possono viaggiare le bici e dove i camion – suggerisce Pensa – ma anche mettere cartelli che segnalano la presenza di pedoni o ciclisti. Insomma non ci vuole molto per mettere in sicurezza tutti coloro che utilizzano queste strade».

Ma non solo. «Non esiste una piazzola di sosta adeguata per i camionisti che magari sono costretti a passare a bordo strada il fine settimana con il loro mezzo in attesa che apra la ditta – dice – non ci sono bagni, non c’è un bar e non ci sono nemmeno mezzi pubblici che collegano questa zona con il centro città. Anche il verde: perché non coinvolgere le aziende e “farlo adottare”, così che possa venire manutenuto con maggior cura?».

E infine Camilla Pensa lancia un’ultima idea che si potrebbe definire di “cittadinanza attiva”: «Busto ha diverse società podistiche. Si potrebbero coinvolgere per creare un percorso segnalato per chi viene qui a correre e magari organizzare un evento dove lo sport diventa anche un mezzo per veicolare educazione e sicurezza stradale».

Camilla Pensa poi conclude: «Da quando abito ricordo almeno 6 incidenti mortali su queste strade. Troppi. Per questo continuo a tenere un dialogo aperto con le istituzioni affinché qualcosa di significativi si faccia per questa zona. Sempre più frequentata e che merita attenzione».

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