Schiavi moderni: allo studio Albè di Busto una mostra racconta il popolo Haratin

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BUSTO ARSIZIO – Nonostante la legge lo proibisca, in Mauritania gli Haratin vivono ancora in una condizione di sottomissione, considerati proprietà esclusiva di padroni che sulla loro vita, e su quella dei loro figli, esercitano un potere assoluto. A questo popolo è dedicata la mostra del Festival Fotografico Europeo che domani, giovedì 10 giugno, verrà inaugurata alle 18.30 nel giardino dello studio legale A&A di Busto Arsizio: l’ingresso a “Haratin, la maschera della moderna schiavitù”, di Luca Catalano Gonzaga, è libero previa registrazione al numero 0331/639176 oppure inviando un’e-mail a info@albeeassociati.it.

Il più alto tasso di popolazione schiava al mondo

La Mauritania è il Paese che ha il più alto tasso di popolazione schiava al mondo: 140-160mila persone su un totale di meno di 4 milioni di abitanti. Sono dati riportati dal Global Slavery Index 2013 su uno studio condotto in 162 Paesi combinando diversi indicatori, tra i quali il traffico di esseri umani interno ed esterno e i matrimoni delle bambine.
Ma chi sono gli schiavi del ventunesimo secolo? Sono adulti e bambini considerati proprietà esclusiva di un padrone il quale esercita pieno potere sulla loro vita e quella dei loro discendenti. Che può decidere se venderli o comprarli o usarli come merce di scambio. Schiavi si nasce e si muore; è uno status che si tramanda di generazione in generazione come per gli Haratin, la popolazione nera da secoli sottomessa alla minoranza di origine araba che oggi detiene il potere politico ed economico della Mauritania.

È difficile ottenere giustizia

Pur essendo stata abolita nel 1981, la schiavitù è diventata reato penale e gli schiavisti penalmente perseguibili solo nel 2007. Per i pochi schiavi che hanno consapevolezza dei loro diritti è difficile ottenere giustizia.
La legge sembra essere stata concepita per scoraggiare le vittime. Lo schiavo deve denunciare il suo stato altrimenti la polizia non può procedere d’ufficio. L’onere della prova spetta alla vittima che spesso è analfabeta e non è in grado di sporgere denuncia formale. Né può essere aiutato a espletare le formalità burocratiche; le tante associazioni locali che si battono in difesa dei diritti umani non possono intervenire perché la legge non lo consente. Non sorprende che, da quando è entrata in vigore, nessun padrone sia stato condannato per schiavitù.

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I ritratti

I ritratti fotografici in mostra sono stati realizzati cinquant’anni dopo che Richard Avedon ritrasse William Casby, nato schiavo nella Louisiana prima che la schiavitù venisse abolita negli Stati Uniti: si tratta degli Haratin della Mauritania, discendenti dei Mori Neri, popolazione storicamente ridotta in schiavitù “posseduta” dai Mori Bianchi, una potente minoranza.
Sebbene “Haratin” significhi letteralmente”coloro che sono stati liberati”, queste donne e uomini vivono ancora in schiavitù, generazione dopo generazione, trattati come “proprietà”: qualcosa che vale solo comprare, vendere, scambiare o distruggere. Vivono in villaggi, lavorando una terra che non è la loro e non ricevono alcun salario o forma di risarcimento. Nei villaggi di Daguag, Jedida, Tejala (Distretto di Brakna) e Mbeida (Distretto di Gorgol) bambini, uomini e donne Haratin, invitati dal leader del villaggio, aspettano il loro turno per farsi fotografare all’interno delle loro capanne, in modo anonimo.

I progetti fotografici di Witness Image

Luca Catalano Gonzaga nasce a Roma il 16 febbraio 1965. Segue gli studi classici e dopo essersi laureato in Economia e Commercio nella capitale, inizia a lavorare nel campo del marketing e della comunicazione per diverse aziende nazionali e internazionali. Nel 2008 diventa fotografo professionista, occupandosi principalmente di fotogiornalismo a livello internazionale, in particolare in aree fortemente periferiche o di confine; è il fondatore di Witness Image, ente no profit nato nel 2010 il cui scopo è realizzare una serie di progetti fotografici che raccontino il diritto e l’autodeterminazione dei popoli e testimonino le grandi trasformazioni del nostro tempo. I servizi fotografici realizzati hanno ricevuto numerosi premi internazionali e le opere fotografiche sono state pubblicate dai più importanti media del mondo. In dieci anni di attività ha realizzato più di 50 reportage fotografici e visitato più di 30 Paesi in tutto il mondo.

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