BUSTO ARSIZIO – Il comitato contro l’ospedale unico torna ad alzare la voce: «Dopo la pandemia il nostro “No” è diventato ancora più forte, perché il Covid ci ha insegnato che serve una medicina territoriale più forte. E non un ospedale che chiude i due nosocomi di Busto e Gallarate». Presidio in via Milano a Busto Arsizio questa mattina, 11 luglio, con mascherine, distanziamento e cartelli al posto dei volantini, per avvicinare i cittadini e convincerli a sostenere la battaglia contro il maxi-progetto di Regione Lombardia.
No all’ospedale unico
Ci sono «ancora più motivazioni» per dire No, secondo il Comitato per il diritto alla salute del Varesotto, che porta avanti da tempo la battaglia contro l’ospedale unico: «250 posti letto in meno, tempi d’attesa più lunghi e meno possibilità per curarci» sottolinea Cinzia Colombo, ex assessore a Gallarate, tra i volti più noti del Comitato. «La gente se ne sta accorgendo: veniamo continuamente contattati da medici ospedalieri, medici di base e pazienti, contrari a questo progetto e inascoltati». E quel che è successo in questi mesi con la pandemia non fa altro che rafforzare le convinzioni del fronte del No all’ospedale che sorgerà a Beata Giuliana. Perché spiegano dal Comitato, «la pandemia ha evidenziato tutti i limiti del sistema sanitario lombardo, che ha bisogno di un ripensamento del sistema ospedaliero».
«L’accordo di programma? È fermo»
Oltretutto, sottolinea Cinzia Colombo, l’accordo di programma è ancora da mettere a punto: «Il procedimento è fermo, già rinviato», pertanto «si può e si deve fare marcia indietro». Anche perché «l’ospedale unico è sin d’ora il pretesto per ridurre le capacità dei due ospedali di Busto e Gallarate, dove si chiudono reparti». Insomma, un No secco e sempre più convinto, che si accompagna all’appello alle amministrazioni locali «a prendere posizione sul progetto ipotizzato alla luce dell’attuale situazione».
