Ospedale unico Busto-Gallarate, il dg Porfido spiega cosa ha insegnato il Covid

busto ospedale unico dg porfido

BUSTO ARSIZIO – La presenza istituzionale di Giulio Gallera all’ospedale di Busto Arsizio, venerdì 12 giugno, è giocoforza l’occasione per parlare di ospedale unico. Progetto che l’emergenza Covid ha rallentato, ma che l’assessore regionale al Welfare riconferma in tutta la sua validità. Alle viste non c’è, meglio, non ci sarebbe lo stop alle procedure per realizzare l’intervento a cavallo tra Busto Arsizio e Gallarate, al contrario è in agenda il suo rilancio a tutto tondo. Che il centrodestra al governo di Palazzo Lombardia, al netto delle tensioni interne e dei polveroni politici che indicherebbero addirittura un prossimo avvicendamento alla guida del Welfare, intende affrontare con convinzione.

Non dovrà essere la somma di due nosocomi

Certo, le vicende politiche di queste settimane, le inchieste della magistratura, le pressioni per ribaltare gli organigrammi regionali non depongono a favore di una ripresa immediata dell’iter per dare concretezza al futuro nosocomio. Le idee però sono chiare. Idee chiare soprattutto da parte di Eugenio Porfido (nella foto), direttore generale dell’Asst Valle Olona, che in conferenza stampa, al termine del taglio del nastro della rinnovata Cardiologia, ragiona sulle necessità di procedere con il progetto, l’appalto e il cantiere. Subito la convocazione della conferenza dei servizi, che dovrà avallare l’intervento non solo sul versante burocratico, quindi, immediatamente dopo, via libera alla fase esecutiva. Prendendo spunto da quanto appreso con l’epidemia di coronavirus. Cioè, che il futuro ospedale non dovrà essere la somma delle attuali strutture ospedaliere di Busto e Gallarate, ma un complesso al passo coi tempi e con le nuove esigenze dettate dal virus.

Due ospedali in uno

Porfido è esplicito quando sottolinea che il problema non riguarda affatto il numero dei posti letto, ma l’efficienza e la funzionalità delle prestazioni, l’appropriatezza delle cure al passo con gli sviluppi della medicina e delle possibilità diagnostiche e cliniche. La questione va infine posta sulla versatilità della struttura, capace di trasformarsi velocemente, aumentando i posti letto nell’eventualità di una nuova epidemia. Un ospedale h24 e un altro diurno, l’uno accanto all’altro, da una parte i ricoveri ordinari, dall’altra il day hospital, pronti a integrarsi se mai se ne ravvisasse la necessità. Tutto ciò con percorsi dedicati e separati e, manco a dirlo, con uno sguardo ineludibile alla cosiddetta medicina del territorio.

L’importanza della medicina territoriale

Qui il discorso si allarga, chiama in causa i medici di base e, inevitabilmente, ritorna agli effetti dell’epidemia da coronavirus, quando, all’inizio, ospedali e territorio non sono stati capaci di dialogare. Con le conseguenze che purtroppo conosciamo. Proprio la medicina territoriale, con gli annessi e connessi della telemedicina e di tutto quanto potrà renderla operativa e produttiva, è il punto di svolta per realizzare un ospedale al passo coi tempi. Che però richiede uno scatto culturale da parte di tutti, compresa una certa politica che propone tesi di retroguardia rispetto al mantenimento di strutture sanitarie obsolete, insufficienti per garantire l’assistenza che giustamente pretendono e meritano i cittadini. Ai quali è comunque difficile far passare il messaggio che Eugenio Porfido ripropone in ogni occasione pubblica, con l’obiettivo di divulgare il concetto che bisogna guardare oltre. Soprattutto in medicina.

busto gallarate ospedale porfido – MALPENSA24