Busto, quanti dubbi sul centro di riutilizzo. Anche dalla maggioranza

BUSTO ARSIZIO – Falsa partenza in commissione ambiente per il regolamento del centro di riutilizzo. «Troppo piccolo». «Inaccessibile ai mezzi privati». «Fa concorrenza alle associazioni di volontariato». «Sbagliato far pagare i beni recuperati». Sono alcune delle perplessità emerse, dall’opposizione ma anche dalla maggioranza, sul progetto che Agesp sta realizzando nell’ex Expo Hub, collocato all’interno della piattaforma ecologica di via Arturo Tosi. L’assessore alla partita Laura Rogora ha provato a smorzarle: «È una gestione sperimentale, per 18 mesi. Partiamo per capire come funziona e quale sarà il flusso dei beni, poi risolveremo le eventuali criticità».

Una seconda vita ai rifiuti

Sotto le volte dell’ex Expo Hub (a sua volta riutilizzato dopo anni di abbandono) verranno raccolti i rifiuti ingombranti che hanno ancora una possibilità di essere recuperati e riutilizzati: una volta “sottratti” alla discarica, verranno messi in vendita a prezzi contenuti per poter dare a questi beni una seconda chance. Un’alternativa allo smaltimento, che per Agesp è comunque un costo. Ma sull’iniziativa, che l’amministrazione comunale ha messo in campo anche grazie ai fondi regionali del bando Attract, sono emerse diverse perplessità, tanto da indurre l’assessore all’ambiente Laura Rogora a chiedere la convocazione di una nuova seduta della commissione prima del voto in consiglio comunale previsto per giovedì 20 maggio.

Il progetto

La conclusione dei lavori è stata rimandata per via della pandemia, ora è prevista per il 26 maggio 2021. «L’obiettivo è migliorare il recupero dei beni da destinare alla piattaforma dei rifiuti ingombranti, secondo le più recenti linee guida che auspicano un aumento del recupero e una diminuzione dello scarto, nella logica dell’economia circolare – spiega l’assessore all’ambiente Laura Rogora – una seconda vita ai rifiuti, per mettere a disposizione dei beni ancora idonei all’uso, per essere utilizzati da altre persone e acquistati a prezzi contenuti».

Le perplessità

«Ci sono associazioni di volontariato che offrono lo stesso servizio con altre finalità – l’obiezione di Laura Alba (Busto al Centro) – non credo ci siano i presupposti per questo servizio né che i pochi ricavi della vendita dei beni recuperati possano coprire i costi di gestione». Valentina Verga (Pd) si chiede «quale sia il senso di far pagare beni di valore modesto» e se non sia più opportuno che la struttura venga «data in gestione alle associazioni». Per Claudia Cerini (M5S) «lo spazio è troppo piccolo, si rischia di riempirlo in pochi giorni, e poco fruibile nei mesi invernali». Non solo: «Mi immaginavo anche un laboratorio di riparazione dei beni da recuperare».

Anche in maggioranza

Ma non sono solo le opposizioni a puntare il dito contro il regolamento. Dalla maggioranza Paola Reguzzoni (Lega) solleva l’annoso problema dell’accesso dei mezzi (solo privati e non aziendali) al centro multiraccolta: «Se occorre noleggiare un camion per portare un divano al centro di riutilizzo non stupiamoci se poi qualcuno lo lascia in mezzo ai boschi». E invoca la «gratuità» (su cui è d’accordo anche Orazio Tallarida di Forza Italia) dei beni da rimettere in circolazione, «per evitare i disagi della stima dei prezzi, dell’incasso e degli scontrini da rilasciare. È più il “casino” che la resa». E se Roberto Ghidotti (Idee in Comune) chiede di «accorciare la sperimentazione», Daniela Cerana (Busto Grande) invita a «valutare bene prima di decidere». Così in commissione si presenterà un responsabile di Agesp a chiarire tutti i dubbi sulla «sperimentazione».

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