BUSTO ARSIZIO – Sono diametralmente opposte le posizioni di Michele Caglioni, 20 anni di Cassano Magnago, e di Douglas Carolo, 21 anni di Samarate, i due giovanissimi arrestati per l’omicidio di Andrea Bossi, assassinato nella notte tre il 26 e il 27 gennaio in via Mascheroni a Cairate. Sono stati interrogati oggi, sabato 2 marzo, in Tribunale a Busto Arsizio dal Gip Anna Giorgetti alla presenza del pubblico ministero Francesca Parola che ha coordinato le indagini.
Caglioni parla per tre ore
Se Caglioni ha parlato per oltre tre ore, Carolo, che ieri ai difensori Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona aveva detto di non aver ucciso nessuno e di essersi trovato addirittura altrove al momento dell’omicidio, è rimasto in silenzio. SI è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il legale del cassanese, Luigi Ferruccio Servi, si è allontanato con i genitori del ragazzo, Stefania e Simone, senza rilasciare dichiarazioni. E’ molto probabile che il giovane abbia continuato sulla via della collaborazione: è stato lui, infatti, a far ritrovare agli inquirenti il pesante posacenere usato per stordire la vittima, un bicchiere sul quale c’erano delle impronte e le chiavi di casa di Bossi, oltre al suo cellulare fatto a pezzi. Caglioni potrebbe aver confermato quanto già detto ai carabinieri dopo l’arresto. Ovvero che era presente al momento del fatto, ma che non sapeva assolutamente cosa stesse per accadere. Non sapeva che la serata potesse finire in aggressioni o rapine. Si sarebbe semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e con la persona sbagliata. Dopo di che sarebbe rimasto in silenzio per un mese per paura, forse sotto minaccia.
Carolo è confuso
Il silenzio di Carolo, al contrario, è da imputarsi secondo i legali a un «forte stato confusionale e di smarrimento» che avrebbe reso impossibile l’interrogatorio. Sugli atti di indagine, hanno aggiunto, «al momento non rispondiamo. Sarà un’inchiesta lunga». Guarda il video: