Omicidio di Cairate, Douglas Carolo nega tutto: «Non ero neanche lì»

CAIRATE – Ha incontrato oggi, venerdì primo marzo, i suoi legali in carcere Douglas Carolo. E davanti agli avvocati ha respinto ogni addebito nei suoi confronti il samaratese di 20 anni arrestato tre giorni fa insieme al coetaneo di Cassano Magnago, Michele Caglioni, con l’accusa di aver assassinato con un fendente al collo Andrea Bossi nell’abitazione di via Mascheroni a Cairate nella notte tra il 26 e il 27 gennaio.

Ero da un’altra parte

«Il nostro assistito nega tutte le accuse», spiega l’avvocato Vincenzo Sparaco all’uscita dalla casa circondariale di Busto Arsizio. «Ha dichiarato di non aver ucciso nessuno, di non aver commesso alcun delitto e addirittura di non trovarsi nemmeno nell’abitazione della vittima quella sera, bensì a casa di altri amici. A distanza da dove il delitto si è consumato. Nelle prossime ore, in vista dell’interrogatorio davanti al Gip di domani (sabato 2 marzo ndr) valuteremo eventuali discrepanze tra gli atti di indagine e le dichiarazioni del ragazzo».

Monopattino sotto sequestro

Domani mattina entrambi gli arrestati compariranno infatti davanti al giudice per le indagini preliminari Veronica Giacoia. Carolo oggi ha negato con i legali, mentre Caglioni avrebbe dato indicazioni utili a far ritrovare il posacenere usato per stordire la vittima prima della coltellata letale, i due mazzi di chiavi di casa di Bossi e un bicchiere sul quale, presumibilmente, verranno trovate delle impronte. A Caglioni è anche stato sequestrato un monopattino: il sospetto degli inquirenti è che sia il mezzo utilizzato dai due presunti assassini per raggiungere via Mascheroni. Secondo l’accusa Carolo conosceva e frequentava Bossi. Il movente più plausibile per gli inquirenti è quello economico. Dall’abitazione del 26enne sono spariti dei gioielli poi ritrovati in quattro Compro oro (nelle disponibilità degli arrestati sarebbero state trovate invece le ricevute). Inoltre alcune telecamere private collocano i due ragazzi nella zona del crimine, mentre la videocamera di un bancomat mostra chiaramente almeno uno dei due giovanissimi eseguire un prelievo al bancomat alle 4.31 del 27 utilizzando la carta di credito della vittima. Un «quadro indiziario adeguatamente motivato», spiegava nei giorni scorsi il procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Carlo Nocerino. Ma il giovane di Samarate nega tutto.  

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