Calenda, la Meloni e il Termo Polo

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Giorgia Meloni e Carlo Calenda

di Massimo Lodi

Calenda (più Renzi) non è così irrilevante come sostiene la Ronzulli. Né gratificabile con un cantiere, come lo irride Salvini. Calenda osserva la guerriglia del Capitano e di Berlusconi alla Meloni, dà un’occhiata ai sondaggi (Azione-Italia Viva superano la Lega), incontra la premier, offre la disponibilità a esserle d’aiuto. Lei enfatizza la visita di lui: un’ora e mezzo di chiacchiere nella sontuosità di Palazzo Chigi, giusto prima di ricevere i capigruppo della maggioranza. Non un segnale debole, e invece una forte immagine mediatica.

A cosa mira Calenda (più Renzi)? A svuotare, oltre al Pd, Forza Italia e Lega. Almeno un po’. Meglio: un bel po’. È convinto dell’utilità affatto marginale d’un partito di centro: moderato, riformista, pragmatico. Quando encomia la Meloni “molto preparata”, vuol significare: sul terreno competente-governista vale più dei due alleati. Perché il Berlusconi d’oggi non è quello di ieri, e il Salvini di ieri s’è riciclato idem-idem in quello d’oggi. Ecco perciò uno spazio da occupare: Calenda (più Renzi) ci prova. La candidatura Moratti in Lombardia risponde a questo progetto, altri seguiranno in vista di europee e amministrative nel 2024, dopo la tornata 2023. Non solo: l’idea aggiuntiva è di pescare adesioni tra i post-grillini non allineati sotto la bandiera della sinistra barricadiera di Conte.

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Massimo Lodi

È la teoria del partito liquido. Un’onda che s’increspa a seconda dei venti, ed è cavalcabile con favore, basta saper muovere la tavola di surf della politica. Pure la Meloni conta sul suo partito liquido. I voti che ha preso, e in maggior numero prenderebbe se alle urne si andasse ora, vengono da un mare più grande di quello per anni solcato dai Fratelli d’Italia. Elettorato di destra sì, ma anche no. Trasversale, manovriero, deideologizzato. Dunque ben vengano nuovi accòliti, qualora se ne presentasse l’occasione. Riceverli a bordo non sarebbe uno sfregio della tradizione, semmai un pregio della nuova “ditta” cui si sono affidati gl’italiani: precedenza alle cose da fare, e a chi vuole contribuirvi.

Nell’ultima conferenza stampa Giorgia è stata chiara: tutelerò gl’interessi del Paese, perfino se diversi dalle mie convenienze di bottega. Un draghismo di riporto: intendo badare al sodo, e mi cautelo da eventuali barriere ostative al progetto. Le prime potrebbero essere levate (anzi, lo saranno di sicuro) durante la discussione della legge di bilancio, ed è in tale sede che si paleserà l’aut aut del presidente del Consiglio: o state con me, o trovo chi ci starà. Ovvero Calenda (più Renzi). Il centrismo da sempre riscalda di credibile equilibrio gli esecutivi italiani: Giorgia, che sta in politica da una vita, lo sa benissimo. E perciò, se il centrismo dei suoi partner mostrasse cedimenti, sarebbe sbagliato non usufruire d’un altro. A questo serve (servirà) il Terzo Polo. Cioè: il Termo Polo.

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