Come “Il bandito e il campione”: in un libro l’epopea del ciclismo a Mornago

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MORNAGO – «Era proprio come ne “Il bandito e il campione”, quando Francesco De Gregori canta che “si correva per rabbia o per amore”. Per amore non so, sicuramente avevano la rabbia: si correva per cercare di campare». È questa l’epoca, ma anche l’epopea, che il giornalista Davide Ielmini ha descritto in “Pedalare!”, libro che, raccontando storie di famiglie e di uomini, traccia un quadro storico della comunità sorta a Mornago intorno alla bicicletta. L’opera, inserita in un’iniziativa benefica, verrà presentata al centro ricreativo Quattro Campanili venerdì 11 ottobre alle 21.

Un intero territorio mappato

«Il libro si apre con il manifesto dell’Edera Sportiva, gara che si è tenuta a Crugnola nel 1951. Il ciclismo è una passione di famiglia e volevo raccontarlo soprattutto dal lato umano: cosa prova l’uomo quando salta su un sellino, la fatica, il rapporto con i colleghi, e cosa si porta a casa dopo un allenamento», ha spiegato Ielmini. «È il motivo per cui non ho fatto solamente interviste ai protagonisti. Ho mappato un intero territorio, quello di Mornago, che in soli tre chilometri quadrati ha sempre tenuto a battesimo appassionati di ciclismo: il mio è quindi un libro “aperto”, in cui trovano posto non solo i professionisti di un tempo ma anche juniores e appassionati, da tredici a settant’anni».

Biciclette pesanti come cancelli

“Pedalare!” è stato scritto in circa due mesi e narra, grazie anche alla ricerca di molte foto d’epoca, la preistoria del ciclismo. «Favaro, Passuello, Pecchielan, tutti questi campioni hanno fatto parte della nazionale: la cosa più interessante sono state le interviste, raccontare loro da un punto di vista umano. E l’aspetto epico di quegli anni, con biciclette che erano pesanti come cancelli. Adesso ci sono prove atletiche come Ironman ma all’epoca quegli atleti, prima di entrare nei circuiti seri, si allenavano come volevano. Molti erano o sono diventati panettieri: la bicicletta era il mezzo che usavano per andare al lavoro tra un allenamento e l’altro, e raggiungere e lasciare il luogo di gara. Una volta si correva per portare a casa qualcosa, il premio potevano essere salami o mortadelle».

Un’economia di sopravvivenza

«A volte, in un territorio rurale che aveva bisogno di braccia per lavorare, il sogno poteva anche spezzarsi. Senza dimenticare quanto fosse difficile correre sulle strade bianche, una volta era tutto sassi e buche», ha sottolineato l’autore. Svelando lo spirito che ha ispirato l’opera: «Mi entusiasmo per i racconti di vita umana: ho cercato di creare non un libro tecnico ma poetico, che raccontasse le storie di famiglie e di uomini che avevano sullo sfondo un’economia di sussistenza, o di sopravvivenza. Il ciclismo era una festa, e la comunità si muoveva intorno a quella festa». “Pedalare!” è un’opera che gode del patrocinio del Comune di Mornago e il suo ricavato sarà destinato alla Polisportiva di Vinago.

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