Cardano e la reticenza della politica a mostrare quello che fa

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CARDANO AL CAMPO – Trasparenza e partecipazione continuano da 9 anni a rimanere parole vuote a Cardano al Campo, valide soltanto per i due mesi di campagna elettorale. Chissà se è timore o vergogna ciò che impedisce dal 2011 di registrare e diffondere in streaming le sedute del consiglio comunale. Sta di fatto che la mozione, presentata da Progetto Cardano mercoledì sera 27 novembre, è passata soltanto dopo essere stata emendata dal vicesindaco Valter Tomasini e con il rifiuto di fissare un tempo massimo per accendere finalmente – così come succede in centinaia di altri Comuni in Italia – le telecamere in sala Pertini.

I precedenti

Non è nemmeno una questione di colore politico, perché la riluttanza a mostrare ai cardanesi ciò che avviene in sala consigliare è una malattia che a Cardano dura da otto anni. Era aprile del 2011 quando tre esponenti del Movimento5Stelle di Busto si presentarono in sala Pertini con l’intenzione di riprendere con una videocamera la seduta. Dopo un lungo confronto con l’allora sindaco Mario Aspesi (Pd) vennero bloccati dal vicepresidente del consiglio Patrizio Strino (Forza Italia) perché violavano il regolamento interno.
Ci riprovò nel 2016 proprio Forza Italia, con Giacomo Iametti, presentando una mozione, rigettata dal sindaco di turno Angelo Bellora per i costi troppo alti – disse – e per il timore che qualcuno possa tagliare, modificare, insomma manipolare i file audio, riutilizzandoli a proprio piacimento sui social. «Questa motivazione rasenta la paranoia», risposero i proponenti.

La presa in giro

Il centrosinistra riuscì a fare ancora meglio due anni dopo, quando finalmente votò la mozione presentata dal Movimento5Stelle per la registrazione video e la trasmissione in streaming delle sedute consiliari.  Salvo poi metterla nel cassetto. «Quello che ci aspettiamo non è vedere passare le mozioni, ma vederle attuate, per il rispetto e il bene della città.  Il rischio è che passi tutto nel dimenticatoio, rendendo le votazioni in consiglio praticamente inutili e sminuendo il lavoro delle opposizioni»: fu questa la dichiarazione del capogruppo grillino Vito Sessa, parole profetiche visto che il mandato terminò senza che tener fede al voto dell’aula, con il paradosso che il centrosinistra aveva persino creato appositamente in giunta un assessorato alla Semplificazione, trasparenza amministrativa e comunicazione.

Nel più breve tempo possibile

Le stesse sensazioni deve averle avute l’altra sera anche il capogruppo di opposizione Sergio Biganzoli (Progetto Cardano), chiedendo a più riprese – ma senza successo – di inserire nella mozione un tempo massimo predeterminato. Ci sono volute addirittura due sospensioni dei lavori d’aula e oltre mezz’ora di tempo per arrivare a un compromesso: il vicesindaco Valter Tomasini (Lega) ha chiesto di modificare il testo da «impegna la giunta» a «invita» e non ha voluto sentire ragioni sui tempi, lasciando un generico «nel più breve tempo possibile». E’ la stessa dicitura – ha commentato sconsolato all’uscita Biganzoli – che «usavamo noi in azienda quando un progetto non lo si voleva portare a compimento». Eppure per portare lo streaming in aula basterebbe un investimento da poche centinaia di euro e copiare il regolamento di uno dei tanti Comuni limtrofi che già trasmettono on line le sedute consigliari (Somma dal 2009). Questione di poche settimane, e invece c’è da scommettere che «il più breve tempo possibile» a Cardano voglia dire mesi, anni o forse addirittura mai. Perché la reticenza della politica cardanese a mostrare quello che fa sembra proprio un difetto trasversale. Cambiano le amministrazioni, ma non le abitudini.

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